lunedì 26 luglio 2010

La storia di Pietro Guadagni Torrigiani

Appare indubbio che tra i tanti che si susseguirono nel possesso della Villa Solaria certamente merita una menzione speciale Pietro Guadagni poi marchese Torrigiani (Firenze, 1773 – 1848). Era figlio secondogenito di Teresa Maria Torrigiani e di Giovanbattista Guadagni, fu insignito dallo zio cardinale Luigi Torrigiani dei beni della casata purché cambiasse il proprio cognome paterno per prendere quello della madre e continuare quello della dinastia dei Torrigiani, che aveva ricevuto il titolo di marchese solo due generazioni prima, e che già era a corto di eredi maschi che potessero tramandarlo. Pietro accettò di buon grado, anche perché difficilmente in quanto secondogenito avrebbe avuto l'occasione di avere una fortuna come quella ereditata dallo zio: terreni e fabbricati in tutta la Toscana, fattorie, sei ville (di Panna, di Galliano, di Castelfiorentino, di San Martino alla Palma, di Quinto Alto e di Camigliano) e tre palazzi a Firenze (Palazzo Bartolini Torrigiani, il Casino in via del Campuccio e il Palazzo Torrigiani in via Romana), per non contare i beni mobili, le raccolte d'arte e tutte le varie ricchezze in contanti e rendite. Ai primi dell'Ottocento ereditò anche dai Guadagni, con il passaggio nel suo patrimonio anche del Palazzo Del Nero, appartenuto a Ottavia Guadagni Del Nero, sua sorella e vedova del barone Cerbone Filippo del Nero. Aderì alla massoneria e fece realizzare il vasto Giardino Torrigiani, ricco di simbologie massoniche: uno per tutti il "torrino", vero e proprio esempio di "evoluzione massonica" con al basso le forme più spigolose, che si assottigliano salendo fino ad arrivare al cerchio, simbolo di perfezione. Fu suo erede il marchese Luigi Torrigiani. I molti che ancora oggi studiano la storia dei Torrigiani sono convinti che anche il giardino della Villa Solaria, oggi ovviamente profondamente modificato dai tanti che in oltre due secoli di possesso si sono succeduti, sia stato modificato dal Guadagni-Torrigiani in un giardino "massonico" al pari di quello fiorentino. Penso che sarebbe davvero interessante per degli esperti andare alla ricerca di quanto sia giunto a noi di questo "mistero" se non altro per supportare o negare le dicerie che fanno discutere noi poveri "non addetti ai lavori".

sabato 24 luglio 2010

La famiglia Torrigiani


La famiglia Torrigiani, originaria di Lamporecchio, giunse a Firenze nel sec. XIV. I suoi membri ottennero più volte il priorato e il gonfalonierato. Nel XV sec. fautori dei Medici, i Torrigiani furono ammessi nel Consiglio dei Duecento (1532). Da allora inizia la fortunata ascesa dei Torrigiani, dovuta in gran parte al commercio. Si imparentarono inoltre con le maggiori famiglie fiorentine: Luca di Raffaello (1520) sposò Maria Guicciardini e il figlio di lui, Raffaello, Lucrezia Capponi. Luca di Raffaello, per rinuncia del cardinale Luigi Capponi, fratello della sua avola paterna Lucrezia, ottenne nel 1645 la sede arcivescovile di Ravenna. Il fratello Carlo acquistò intorno al 1680 la baronia di Decimo, più tardi eretta in marchesato da papa Clemente XI (1719) in favore del figlio Giovan Vincenzo. Quest'ultimo, dal matrimonio con Teresa del barone Luigi Del Nero, ebbe tre figli: Carlo, la cui unica figlia, Teresa, andava in sposa a Giovani Battista Guadagni, Luca, che fu cavaliere di Malta e di S. Stefano e Luigi. Questi, divenuto cardinale nel 1753 e Segretario di Stato di Clemente XIII, alla sua morte (1777) chiamò, all'eredità e al nome Torrigiani, Pietro Guadagni (1773-1848), figlio di sua nipote Teresa; questi otteneva l'autorizzazione granducale ad assumere cognome e stemma Torrigiani nel 1795. Pietro si univa in matrimonio con Vittoria, figlia del marchese Nicolaio Santini di Lucca e di Teresa Minerbetti di Firenze, beneficiando in tal modo di entrambe le cospicue eredità che la moglie portava. Dalla loro unione nacquero tre figli: Enrichetta Timotea, che sposò nel 1819 Vincenzo Peruzzi, Luigi (1804-1869) e Carlo(1808-1865).Altri momenti importanti per la famiglia furono: il 1680 quando Carlo Torrigiani acquista la baronia di Decimo, che poi Clemente XI, nel 1719, erige in marchesato; 1751, 19 aprile: il marchese Luca Torrigiani ottiene l'ascrizione al patriziato di Firenze; 1907, 25 luglio: Raffaele Torrigiani assume, "maritali nomine", i titoli di principe di Scilla, duca di S. Cristina, conte di Nicotera, barone di Calanna e Crispano.
Immancabile poi mettere sul blog: quello che dice anche Wikipedia: i Torrigiani sono un'antica famiglia patrizia di Firenze. Originari di Lamporecchio dovevano essere fin dal medioevo proprietari di terreni, perché la loro primitiva attività a Firenze fu il commercio di vino. Una taverna dei Torrigiani si trovava in via dell'Ariento, presso San Lorenzo. Ai primi del Trecento Ciardo Torrigiani si diede al commercio internazionale e aprì un banco che si rivelò un ottimo investimento, ingrandendosi rapidamente e aprendo filiali anche all'estero, tra i quali quello di Norimberga era il crocevia di pregiati prodotti dalla Russia, quali soprattutto pelli e pellicce pregiate. Così da vinai l'attività familiare divenne quella di vaiai cioè di pelliciai, che seguì le sorti dell'amministrazione fiorentina, talvolta penalizzati da leggi contro il lusso. La famiglia collezionò cariche politiche nelle istituzioni della Repubblica (priori e gonfalonieri), e rimase tra le ricche famiglie fiorentine anche nel periodo del dominio mediceo e del successivo Granducato, senza essere troppo in prima fila politicamente, ma occupandosi dei propri affari familiari senza opporsi alla predominanza dei Medici. Il primo dei palazzi Torrigiani fu acquistato nel 1520 da Luca Torrigiani dai Bartolini-Salimbeni nel 1520 e si trova in via Porta Rossa, il cosiddetto Palazzo Bartolini Torrigiani. In quell'epoca furono diversi i Torrigiani che furono senatori, cavalieri dell'Ordine di Malta e dell'Ordine di Santo Stefano. La fortuna dei Torrigiani si può dire che crebbe lentamente ma costantemente, arrivando al picco nell'epoca lorenese, tra Sette e Ottocento. Nel 1768 Giovan Vincenzo Torrigiani ottenne da Papa Clemente XIII il titolo di marchese del feudo di Decimo acquistato dal padre Carlo Raffaello. Giovan Vincenzo, sposato con Teresa Del Nero, ebbe tre figli maschi e già al secondo passaggio generazionale si ebbe la difficoltà di trovare eredi per la casata: i primogenito aveva avuto sue figlie femmine, il secondogenito Luca, sposato a Settimia Capponi, nessun figlio e il terzogenito Luigi Torrigiani era diventato cardinale. Fu proprio il cardinale a decidere il da farsi, lasciando nel suo testamento i beni familiari e il titolo al secondogenito di sua nipote, Teresa Maria Torrigiani sposata a Giovanbattista Guadagni, purché egli rinunciasse al cognome paterno prendendo quello della madre: e fu così che Pietro Guadagni divenne il ricchissimo marchese Pietro Torrigiani. Facevano parte delle sue proprietà terreni e fabbricati in tutta la Toscana, fattorie, sei ville (di Panna, di Galliano, di Castelfiorentino, di San Martino alla Palma, di Quinto Alto e di Camigliano) e tre palazzi a Firenze: oltre a quello in via di Porta Rossa, il Casino in via del Campuccio, acquistato nel 1532, e il Palazzo Torrigiani in via Romana. Ai primi dell'Ottocento passò nei beni familiari anche il Palazzo Del Nero, per eredità di Ottavia Guadagni Del Nero, sorella di Pietro e vedova del barone Cerbone Filippo del Nero. Figlio di Pietro fu Luigi, che fu padre a sua volta di Pietro Torrigiani sindaco di Firenze durante l'epoca del Risanamento del centro cittadino.

domenica 11 luglio 2010

una leggenda sulla villa solaria

E' indubbio che il parco della Villa Solaria ha il suo nome indubbiamente legato a quello dei Torrigiani che per lungo tempo ne hanno anche avuto il possesso. In particolare forse non tutti ormasi si ricordano più di una vecchia "leggenda" che lega il suo nome anche alla vecchia e famosa "mula d'oro" che si diceva fosse stata scavata a Sesto Fiorentino. Un'alternativa a quandi ritengono che il nome della tomba etrusca de La Mula sia legata a questa leggenda in quanto, forse, una statua di una mula d'oro si dice fosse stata ritrovata all'interno della famosa tomba, racconta che la tomba "giusta" fosse in realtà quella rinvenuta all'interno del parco dei Torrigiani, e che con questa fossero rinvenuti anche tanti altri reperti etruschi che furono prontamente rivenduti dai Torrigiani. Infatti il grande salto della famiglia come una delle più potenti di Firenze avvenne proprio in corrispondenza con l'acquisto della villa, e fu tale che in molti non riuscirono a spiegarselo altrimenti che non con l'arrivo di finanziamenti extra-commerci che la famiglia aveva avuto fino ad allora. In particolare si ritiene che furono gli stessi Torrigiani nel tempo a smembrare la stessa tomba per vendere ad una ad una delle vere pietre "etrusche" che in tanti comprarono a peso d'oro. Spero proprio che questo racconto susciti la voglia anche in altri di dire la loro. Resto in attesa dei commenti...

sabato 3 luglio 2010

La Villa Solaria-Torrigiani

Il lungo elenco di ville che si incontrano lungo il Percorso di Pinocchio sembra interminabile, ma sicuramente una delle più interessanti è la Villa Solaria-Torrigiani. Ecco come wikipedia ci descrive la nobile costruzione: fu edificata nel XV secolo per la famiglia Guidacci, la quale ne cedette la proprietà nel 1474 a Francesco Boninsegni: il primo di una serie di ripetuti cambi di proprietario finché nella seconda metà del XVII secolo pervenne alla famiglia Torrigiani, che trasformarono l'edificio in una residenza estiva (inizio del XIX secolo). In seguito la villa venne trasformata, tra il 1923 e il 1939in casa di cura, costruendo anche una nuova ala attrezzata per le esigenze ospedaliere. Ulteriori rimaneggiamenti si ebbero nel 1950, quando la villa cambio nome in Villa Solaria, entrando però di lì a poco in un periodo di lento declino. Solo nel 1982 il Comune di sesto si interessò all'acquisto della proprietà, in particolare dell'ala più recente (che fu destinata a day hospital per anziani) e il parco, che venne aperto al pubblico. La villa è caratterizzata da un doppio ordine di finestre appoggiate su mensole sui lati esterni, con uno scalone in pietra a doppia rampa al piano terra. Il parco conta circa sei ettari di estensione e risale al XIX secolo: tra grandi prati a livelli diversi seguono l'andamento del suolo, con boschetti divisori che creano scenografie e gradevoli scorci prospettici. Alcuni viali attraversano la'rea verde, delimitati da cordonati in pietra e diretti verso alcuni punti particolari: rotonde, punti di sosta e di gioco, zone appartate. La flora del parco è diversificata e influenzata dalla storia degli antichi proprietari, sebbene il patrimonio aroboreo si sia notevolemnte ridotto rispetto all'epoca di maggior splendore. Tra gli esemplari più notevoli per età e dimesnioni si contano cipressi, aceri, cedri, ippocastani, pini, querce, sequoie, tassi, tigli, pioppi bianchi e ginkgo biloba.