tag:blogger.com,1999:blog-83140995212346479832024-03-13T14:15:01.954+01:00PAESE DEI BARBAGIANNISesto Fiorentino è una delle Città della Porcellana. Qui è stata fondata la Manifattura delle Porcellane di Doccia, oggi Richard Ginori 1735. E' il luogo dove Pinocchio è stato scritto ed ambientato. Sesto Fiorentino è una città ricca di storia, di personaggi illustri, di arte, di architettura ma qualcuno sembra essersene dimenticato. Proviamo a ricordarlo a tutti...Filippo Canalihttp://www.blogger.com/profile/08933648491513622875noreply@blogger.comBlogger109125tag:blogger.com,1999:blog-8314099521234647983.post-3906337694547399762013-04-27T19:21:00.002+02:002013-04-27T19:28:34.821+02:00E finito il mio Corso di Formazione Permanente sul tema "letteratura e cucina" dal titolo "Pinocchio e l'Artusi: la cucina del mangiar bene nell'Osteria del Gambero Rosso" che ho tenuto per questi ultimi due mesi presso la Biblioteca di Calenzano con il patrocinio del Comune.
I corsisti sono stati tra i sestesi: Sara Minniti, Pamela Zanieri, Jenni de Domenico, Giulia Pecchioli, Stefania Laretti, Nilla Saracca. Mentre tra i calenzanesi c'erano: Elenia Bonaiuti, Elena Baldassini, Debora Iozzi e Marco Nardi. Nella foto ci sono poi un paio di ulteriori amici, venuti solo per la camminata e soprattutto, oltre a me "sdraiato", il cuoco professionista (quello con gli occhiali in piedi al centro con il ghembriule) Paolo Gori, proprietario della trattoria peretolina ed "esercizio storico fiorentino" "Da Burde" che ci ha preparato uno splendido menù a base di ricette dell'Artusi i cui piatti si ritrovano nominati nel libro di Pinocchio.
Quattro lezioni in aula di due ore ed una passeggiata, con pranzo finale, alla scoperta del "popolo" di Peretola, sulle tracce del burattino più famoso del mondo e alla scoperta dei meravigliosi manicaretti artusiani: è stato questo il filo rosso che ho seguito nel mio corso. Devo ringraziare il personale della Biblioteca di Calenzano per l'organizzazione e la disponibilità datami, ma anche e soprattutto il mio gruppo di corsisti che sono stati sempre attenti e mi hanno seguito con mente aperta, riprendendomi anche quando non ero preciso come esigevano! Il rapporto tra Pinocchio e Firenze e la Piana è un argomento che sta tornando prepotentemente di attualità, dopo che tanto se ne è discusso negli anni '60. La letteratura ci dice che il burattino più popolare del mondo è stato scritto proprio nel nostro territorio, ma forse non tutti sanno quanto hanno inciso nella Firenze Capitale due figure sottovalutate come il Lorenzini e l'Artusi. Chi ha seguito il corso ha avuto la possibilità di fare un "tuffo" indietro nel tempo di 150 anni alle radici del pensiero italiano contemporaneo e della cucina "unitaria". Adesso il nostro obiettivo è di replicare: su richista delle stesse corsiste già alla fine di settembre contiamo di tornare a parlare di Firenze, Piana e Pinocchio, con approfondimenti su argomenti che sono stati solo accennati marginalmente nel corso appena concluso. Com'era Firenze nella seconda metà dell'ottocento? E la Piana? Lo scopriremo sia "spulciando" libri che andando alla ricerca delle tracce sul territorio, con altri quattro percorsi tra il centro di Firenze, Castello, Colonnata e l'Osmannoro, alla scoperta delle nostre origini. Per chi volesse saperne di più basta contattarmi via e-mail: filippo.canali@gmail.com. Filippo Canalihttp://www.blogger.com/profile/08933648491513622875noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8314099521234647983.post-42810252827984800552013-02-08T17:02:00.001+01:002013-02-08T17:02:35.789+01:00Corso di letteratura e cucina: Pinocchio e l'Artusi: la cucina del mangiar bene nell'Osteria del Gambero RossoPartono il prossimo 15 febbraio le iscrizioni presso la biblioteca pubblica in via Giotto 5 a Calenzano (FI) per il corso di formazione che terrò io stesso dal titolo "Pinocchio e l'Artusi: la cucina del mangiar bene nell'Osteria del Gambero Rosso". Quattro lezioni al venerdi sera in aula ed una "sul campo" al sabato mattina, con una camminata alla scoperta delle Firenze dell'800, che culminerà nella cucina di un cuoco professionista: come meglio studiare il rapporto tra i due libri che, fatta l'Italia, hanno contribuito ad unire gli italiani? "Le avventure di Pinocchio" di Collodi e "L'arte del mangiar bene" dell'Artusi sono due libri scritti per il popolo, ed uno sono la risposta alle speranze dell'altro: Pinocchio sognava i manicaretti che puntualmente si ritrovano nel "ricettario" dell'Artusi. Ma non finisce qui: studieremo in maniera approfondita le figure dei due scrittori anche al di la delle loro opere principali, alla scoperta della Firenze capitale. Un corso per non disperdere tutto quello che è stato detto e scritto in questi anni e per divulgarlo a tutti i "golosi" che si sentono “Pinocchio" nell'anima. Il corso comincerà il prossimo 15 marzo fino al 13 aprile 2013 ogni venerdì dalle 20.30 – 22.30 presso la biblioteca mentre la lezione esterna sarà sabato ore 09.00 – 11.00 a Peretola. Durante la lezione lungo uno dei "percorsi di Pinocchio" studiati attraverso il libro dello storico locale Nicola Rilli, entreremo alla ricerca delle tracce sul territorio che ispirarono Collodi nello scrivere il suo libro più famoso ed entreremo alla Trattoria Da burde dove un cuoco professionista ci presenterà la preparazione di alcuni piatti "pinocchieschi" tratti dal libro dell'Artusi.
Biblioteca comunale di Calenzano – Via Giotto, 5 – 50041 Calenzano. Il costo è di soli 35 euro. Per informazioni Tel. 055/8833421/448 - cultura@comune.calenzano.fi.it
Filippo Canalihttp://www.blogger.com/profile/08933648491513622875noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8314099521234647983.post-90475284986551840182013-02-01T13:11:00.003+01:002013-02-01T13:11:51.241+01:00Dopo il successo dello scorso anno della VI edizione del Cammino di Pinocchio fatta esclusivamente con bambini delle scuole elementari, che abbiamo ovviamente preferito non pubblicare con dovizia di foto e filmati, ci piace rendere noto che domenica scorsa 27 gennaio 2013, in collaborazione con i soci Coop di Sesto Fiorentino e Calenzano (FI) il cammino di Pinocchio, che ha avuto me stesso come accompagnatore, ha ufficialmente inaugurato il Carnevale di Sesto Fiorentino che per il terzo anno consecutivo è stato dedicato a Pinocchio. Ancora un passo avanti verso il riconoscimento che la nostra città, Sesto Fiorentino, deve ad uno sei suoi più illustri abitanti. Per chi ne volesse sapere di più http://www.youtube.com/watch?v=7Q4iZOEC7EcFilippo Canalihttp://www.blogger.com/profile/08933648491513622875noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8314099521234647983.post-17043851552894227262011-02-27T17:17:00.009+01:002011-02-27T17:29:34.899+01:00un successo il V cammino di Pinocchio<a href="http://2.bp.blogspot.com/-XhDeE35wh4c/TWp75A61bCI/AAAAAAAAAPg/8ENYbItr9rI/s1600/V%2Bcammino%2Bdi%2BPinocchio%2B20-2-2011%2B040.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://2.bp.blogspot.com/-XhDeE35wh4c/TWp75A61bCI/AAAAAAAAAPg/8ENYbItr9rI/s320/V%2Bcammino%2Bdi%2BPinocchio%2B20-2-2011%2B040.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5578407307881311266" /></a><br /><a href="http://4.bp.blogspot.com/-zCsNhjlNasc/TWp7vdz-1RI/AAAAAAAAAPY/epdkK7ksOgY/s1600/V%2Bcammino%2Bdi%2BPinocchio%2B20-2-2011%2B036.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://4.bp.blogspot.com/-zCsNhjlNasc/TWp7vdz-1RI/AAAAAAAAAPY/epdkK7ksOgY/s320/V%2Bcammino%2Bdi%2BPinocchio%2B20-2-2011%2B036.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5578407143838504210" /></a><br /><a href="http://4.bp.blogspot.com/-Mt80C1QKf8A/TWp7kntZeLI/AAAAAAAAAPQ/-otff3UBT68/s1600/V%2Bcammino%2Bdi%2BPinocchio%2B20-2-2011%2B027.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://4.bp.blogspot.com/-Mt80C1QKf8A/TWp7kntZeLI/AAAAAAAAAPQ/-otff3UBT68/s320/V%2Bcammino%2Bdi%2BPinocchio%2B20-2-2011%2B027.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5578406957516683442" /></a><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-y0npaKf7z54/TWp7chHIFZI/AAAAAAAAAPI/IoA8u-g47aI/s1600/V%2Bcammino%2Bdi%2BPinocchio%2B20-2-2011%2B024.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://3.bp.blogspot.com/-y0npaKf7z54/TWp7chHIFZI/AAAAAAAAAPI/IoA8u-g47aI/s320/V%2Bcammino%2Bdi%2BPinocchio%2B20-2-2011%2B024.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5578406818306594194" /></a><br /><a href="http://2.bp.blogspot.com/-ub0t8BOPuWA/TWp7TZPUv-I/AAAAAAAAAPA/Cc96PVlYK3c/s1600/V%2Bcammino%2Bdi%2BPinocchio%2B20-2-2011%2B018.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://2.bp.blogspot.com/-ub0t8BOPuWA/TWp7TZPUv-I/AAAAAAAAAPA/Cc96PVlYK3c/s320/V%2Bcammino%2Bdi%2BPinocchio%2B20-2-2011%2B018.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5578406661574672354" /></a><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-6hEbWwZxMIM/TWp7ICjKdAI/AAAAAAAAAO4/0Ck8FsRLmLg/s1600/V%2Bcammino%2Bdi%2BPinocchio%2B20-2-2011%2B011.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 240px; height: 320px;" src="http://3.bp.blogspot.com/-6hEbWwZxMIM/TWp7ICjKdAI/AAAAAAAAAO4/0Ck8FsRLmLg/s320/V%2Bcammino%2Bdi%2BPinocchio%2B20-2-2011%2B011.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5578406466505307138" /></a><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-nj9FJuIlwa8/TWp6-1nXK-I/AAAAAAAAAOw/qKf6DkNNzHY/s1600/V%2Bcammino%2Bdi%2BPinocchio%2B20-2-2011%2B009.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 240px; height: 320px;" src="http://3.bp.blogspot.com/-nj9FJuIlwa8/TWp6-1nXK-I/AAAAAAAAAOw/qKf6DkNNzHY/s320/V%2Bcammino%2Bdi%2BPinocchio%2B20-2-2011%2B009.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5578406308414434274" /></a><br /><a href="http://2.bp.blogspot.com/-zpPYWMb63_U/TWp62ZJYnMI/AAAAAAAAAOo/sBEgpt2p3YQ/s1600/V%2Bcammino%2Bdi%2BPinocchio%2B20-2-2011%2B002.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://2.bp.blogspot.com/-zpPYWMb63_U/TWp62ZJYnMI/AAAAAAAAAOo/sBEgpt2p3YQ/s320/V%2Bcammino%2Bdi%2BPinocchio%2B20-2-2011%2B002.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5578406163333553346" /></a><br />Il primo evento del carnevale sestese si è svolto la scorsa domenica 20 febbraio e non poteva altro che essere il V cammino di Pinocchio che si è svolto grazie alla presenza del gruppo trekking fiorentino Oltrelacittà che ha avuto me come guida per conto del gruppo trekking sestese Camminachetipassa. Il percorso ha visto i settanta presenti partire dall'ex casa del traghettatore lungo il Parco fluviale dell'Arno; percorrere l'interno del Borgo di Peretola, alla ricerca del teatro di Mangiafuoco e dell'incontro tra il gatto e la volpe; sbucare poi presso l'ex chiesa di Santa Maria All'Osmannoro-isola delle api industriose; percorrere il parco della Piana con Simone Guidotti presidente della legambiente sesto alla ricerca del mare di Pinocchio; mangiare presso il capanno della Federcaccia, novella osteria del Gambero Rosso; risalire il parco tematico su Pinocchio di Padule; per finire poi al Museo delle porcellane di Doccia, dove si conservano anche le opere nate sotto la guida del fratello del Collodi, Paolo, per anni direttore della manifattura stessa. Un grazie a tutti di cuore!!Filippo Canalihttp://www.blogger.com/profile/08933648491513622875noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8314099521234647983.post-10286074617747286432011-02-10T13:39:00.001+01:002011-02-10T13:41:01.055+01:00Pinocchio è l'elemento caratterizzante del carnevale di Sesto Fiorentino!!!Ecco il comunicato stampa del Comune di Sesto Fiorentino sul carnevale. Dopo tante battaglie Pinocchio sarà il suo elemento caratterizzante. Che qualcosa si stia muovendo? "Il Carnevale 2011 a Sesto Fiorentino sarà all’insegna della riscoperta delle tradizioni del passato, con i carri allegorici, le sfilate mascherate e il pieno coinvolgimento delle attività commerciali e artigiane. Per tre settimane, da lunedì 21 febbraio fino a domenica 13 marzo, si terranno a Sesto Fiorentino una serie di iniziative di marketing territoriale e turistico al quale parteciperanno a pieno titolo anche le scuole primarie e secondarie di I grado della città. Il ricco programma di iniziative - patrocinato dal Comune e dall’Istituzione Sesto Idee - è stato presentato stamani dall’assessore al turismo Roberto Drovandi, dal consigliere alla cultura Massimo Rollino e dal presidente della Pro Loco sestese Alessandro Baldi. Il cartellone riporta una vecchia immagine di Pinocchio perché proprio il burattino creato da Carlo Lorenzini è stato scelto come elemento caratterizzante dell’intera manifestazione, dati anche i suoi legami con Sesto e con l’area di Castello. “Tutti i soggetti attivi della città sono stati coinvolti - ha sottolineato Drovandi - dalle istituzioni alla Pro Loco, dal centro commerciale naturale alle associazioni di categoria dei commercianti e degli artigiani, dei ristoratori e degli albergatori”. Gli eventi di spicco saranno i corsi mascherati con la presenza di carri allegorici, fissati per il pomeriggio delle due domeniche del 27 febbraio e del 9 marzo, entrambi in piazza Vittorio Veneto. Le scuole primarie e secondarie di I grado di Sesto Fiorentino saranno coinvolte in un concorso per i migliori disegni sul tema “Pinocchio a Sesto”: la premiazione sarà martedì 8 marzo alle 16,30 in piazza e i lavori verranno esposti nelle vetrine dei negozi del centro. Per l’occasione i bar e le pasticcerie offriranno la degustazione di prodotti tipici del Carnevale mentre ristoranti e pizzerie hanno predisposto un menu speciale a prezzo fisso dal 20 febbraio all’8 marzo. “Il Carnevale di Sesto Fiorentino ha una storia molto importante - ha aggiunto il consigliere Rollino - per questo SestoIdee ha ritenuto opportuno patrocinare e sostenere l’iniziativa anche in un’ottica di valorizzazione culturale che speriamo possa ottenere un apprezzamento sempre maggiore in futuro”. In questo senso, il programma propone anche la mostra fotografica storica “Il Carnevale a Sesto dal 1956 al 1999 che si terrà nella sala San Sebastiano dell’ex Misericordia in piazza della Chiesa dal 17 al 24 febbraio (apertura ore 17-19, domenica 10-13 e 17-19); la conferenza sulla tradizione delle maschere del Carnevale (domenica 5 marzo alle 12 alla Sala Meucci della Biblioteca E. Ragionieri) e il “cammino verso il mare di Pinocchio”, una passeggiata nel parco fluviale dell’Arno con pranzo nel parco della Piana a cura dei locali gruppi di trekking (domenica 20 febbraio), nonché spettacoli teatrali per bambini messi in scena da circoli e centri civici. Ci saranno, infine, due cene di autofinanziamento dedicate a Pinocchio: la prima si terrà giovedì 24 febbraio all’osteria del Gambero Rosso presso il circolo Arci di Quinto Alto, la seconda domenica 13 marzo al capanno di Federcaccia nel parco della Piana, con l’estrazione dei biglietti vincitori della lotteria di Carnevale che sono già in vendita nei negozi del centro cittadino". (rm)Filippo Canalihttp://www.blogger.com/profile/08933648491513622875noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8314099521234647983.post-3321082621355639822011-02-06T19:09:00.003+01:002011-02-06T19:13:29.183+01:00Albizio da Fortuna e la guerra tra Repubblica fiorentina e MediciLa famiglia Da Fortuna deve la sua notorità al momento della Repubblica fiorentina ma ovviamente quando i Medici riuscirono a "riprendersi" la città la ricca famiglia fiorentina proveniente dal Mugello ne pagò lo scotto. I Da Fortuna infatti sono profondamente legati alle vicissitudini di Vicchio, uno dei più importanti borghi mugellani. Le prime importanti vicende storiche del paese, infatti, hanno inizio alla fine del XXIII secolo quando, cioè, la Repubblica Forentina attua il piano politico di creazione di " terre nuove" col fine di acquisire il controllo totale sul Mugello. Le nuove mura del castello di Vicchio, furono avviate tra l'ottobre ed il dicembre del 1324. In seguito il paese accrebbe la sua importanza, divenendo sede di Podesteria, a capo di una lega che raggruppava tutti gli abitati vicini. Nel 1477 Vicchio divenne anche sede di un mercato settimanale, che si svolgeva nel giorno di giovedì. Il paese rimase sempre fedele alla Repubblica Fiorentina, anche nel momento più difficile dell'assedio di Firenze nel 1529; questo, grazie soprattutto al coraggioso comportamento dei suoi due consoli: Filippo Parenti e Albizio da Fortuna. Le truppe vicchiesi non solo resistettero all'assedio delle truppe imperiali e papali, ma addirittura più volte fuoriuscirono dalle mura per andare a colpire le milizie nemiche. Quando poi, nel 1530, anche Firenze cadde, Filippo d'Oranges inviò seimila soldati spagnoli all'assalto di Vicchio, ma il Parenti abbandonò la fortezza con tutte le sue truppe e si rifugiò a Marradi. Nel 1838 venne soppressa la Podesteria.Filippo Canalihttp://www.blogger.com/profile/08933648491513622875noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8314099521234647983.post-33219408183365514612011-01-29T18:45:00.002+01:002011-01-29T19:10:33.881+01:00villa ragionieri torna a nuova vitaE' quasi un anno che la Villa Ragionieri di Sesto Fiorentino, è la nuova sede del Centro Oncologico Fiorentino progettata da CSPE - Centro Studi Progettazione Edilizia. L’intervento ha vista la progettazione di un moderno centro sanitario ad alta specializzazione tecnologica che riguarda il recupero di una preesistenza storica e l’integrazione di un consistente ampliamento. All'interno ha trovato posto anche Villanova, la clinica di Fondiara Sai convenzionata con l´azienda sanitaria di Firenze. "La moderna struttura - si legge in un comunicato stampa della Regione - al confine tra Sesto Fiorentino e Firenze per molto tempo, addirittura anni, sembrava destinata a diventare il polo oncologico dell´area fiorentina grazie all´acquisto da parte della Regione. L´inchiesta sull´area di Castello ha congelato l´interesse da parte dell´amministrazione, che prevedeva di spendere ben 80 milioni di euro per l´acquisizione. Così Villa Ragionieri parte con un profilo basso, per crescere nel giro di un paio d´anni e nel frattempo accaparrarsi qualche nuova convenzione con il servizio pubblico, che potrebbe aver bisogno di acquistare prestazioni di carattere oncologico. Da giugno, dunque, si è partiti con l´oncologia della mammella, attività che già veniva svolta per conto della Asl (cioè gratuitamente per i pazienti) con circa 350 interventi ogni anno. Si faranno anche prestazioni di ortopedia e delle altre specialità che erano già svolte da Villanova. La prospettiva è quella di crescere lentamente, chiamando anche professionisti da fuori e sviluppando l´attività oncologica, per svolgere la quale la struttura, dotata di è attrezzature all´avanguardia, è stata pensata. Non si cerca di fare concorrenza alle strutture pubbliche, è la parola d´ordine che circola dentro la struttura sanitaria di Fondiaria Sai, ma si spera di poter convenzionare parte delle attività con la Regione". Nel frattempo oggi già si parla di ginecologia e di creazione di un punto nascita. La difficoltà di far dialogare antico e nuovo è acutizzata dal pregio paesaggistico del luogo alle pendici del Monte Morello e dalla necessità di inserire, in un contesto di valore storico ed ambientale, tutta l’alta tecnologia indispensabile al funzionamento di un moderno centro di ricerca biomedica.<br />Come testimonia il Carrocci, nel suo libro “I dintorni di Firenze”, Villa Ragionieri sembra che tragga le sue origini nel Trecento quando veniva denominata Fontenuova o la Torre. Già nel Quattrocento viene ampliata per poter costruire due nuclei fondamentali nella realizzazione della “casa da signore”. nel Seicento, si aggiunge la Cappella che solo in un secondo momento viene collegata alla villa da una nuova costruzione. Nel trado XV secolo viene acquistata dai Da Fortuna, che provenivano dal Mugello, ma già a metà del secolo passa ai Boni del popolo di Santa Maria Maggiore che la restaurarono nel 1595, come testimonia una targa sopra l'ingresso.. Nel 1648 alla scomparsa della famiglia successe il "solito" Michelozzo che per lungo tempo vi soggiornò. Nel diciannovesimo secolo la proprietà passa ai Bartolini finché nel 1892, il complesso viene acquistato dal Dott. Attilio Ragionieri che arricchisce la villa di decori ed abbellisce il giardino con aiuole, siepi e giochi d’acqua. Dal 1949 al 1971, il nuovo proprietario, il Prof. Osvaldo Meco, adegua gli spazi della villa per trasformarla in casa di cura. Nel 2000, quando iniziano i rilievi, il complesso si trova in stato di abbandono e di avanzato degrado. Nonostante le modifiche fatte durante il Novecento, l’impianto secentesco a “U” della villa è però ancora leggibile e gli interni presentano elementi di pregio come soffitti cassettonati, decori, mosaici e pitture murali che impreziosiscono il tradizionale bicromatismo toscano, che identifica con il grigio gli elementi strutturali e con il bianco le superfici murarie di riempimento. Il luogo e la sua architettura hanno una identità storica da valorizzare, come i terrazzamenti e l’antico asse di accesso risalente alle centuriazioni romane.Filippo Canalihttp://www.blogger.com/profile/08933648491513622875noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8314099521234647983.post-46962750829580495742011-01-01T14:00:00.003+01:002011-01-01T14:14:51.792+01:00Giuseppe Bezzuoli, i macchiaioli e l'omino di burro<a href="http://3.bp.blogspot.com/_cRDEgnfrmvw/TR8ohd14SUI/AAAAAAAAAOc/Orzzyf-sRxg/s1600/la%2Bdiligenza%2Ba%2Bsesto.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 232px;" src="http://3.bp.blogspot.com/_cRDEgnfrmvw/TR8ohd14SUI/AAAAAAAAAOc/Orzzyf-sRxg/s320/la%2Bdiligenza%2Ba%2Bsesto.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5557205020609890626" /></a><br />Basta leggere la vita di Giuseppe Bezzuoli su Wikipedia per capire quale fu la sua importanza nell'arte fiorentina. In particolare non possiamo dimenticare che fu maestro dei fiorentini che divennero poi conosciuti come i "macchiaioli". Probabilmente è proprio al suo allievo Giovanni Fattori che la nostra città deve il suo quadro più importante "La diligenza a Sesto". Il quadro è riemerso solo lo scorso anno, dopo essere stato dato per disperso per ben 75 anni all'interno della spettacolare collezione d’arte di Riccardo Molo, uomo d’affari di origine ticinese, attivo a cavallo tra Ottocento e Novecento tra Ticino, Berlino, Rio de la Plata, in Argentina, e soprattutto in Italia. E assolutamente italiana è la grande raccolta d’arte che Riccardo Molo riuscì a mettere insieme: Previati, Mosè Bianchi, Segantini, Delleani, Cabianca, Pasini, Fattori, Delbono… in un progetto, tipico dei quegli anni, di raccolta dei vertici di ogni singola “scuola regionale”. La mostra è stata itinerante per tutto lo scorso anno tra il Canton Ticino e la Liguria, ma non sappiamo ancora se prima o poi qualcuno la vorrà riportare anche a Firenze. Per gli appassionati di Pinocchio dobbiamo ricordare che l'opera non è altro che la traposizione su tela di quel carretto che univa Firenze a Sesto Fiorentino a cui probabilmente il Collodi si ispirò per creare la diligenza che portava i bambini al paese dei Balocchi (che probabilmente era la Fiera in centro di Sesto Fiorentino) e il suo conducente che vediamo alla destra del quadro è l'"omino di Burro" in carne e ossa. Chi infatti ha ricordato negli scritti la figura del guidatore del carro lo ha sempre descritto come viene raffigurato nel quadro. Ecco come Wikipedia ricorda Giuseppe Bezzuoli (Firenze, 1784 – 1855). E' stato un pittore italiano. Fu pittore di soggetti storici, fece affreschi a ville e palazzi e molti ritratti. Preferì i temi romantici, ma non si allontanò dai canoni accademici. Insegnò all'Accademia di Belle Arti di Firenze e fu professore di pittura nel 1844, succedendo al suo maestro Pietro Benvenuti, che, a Fiesole, fece costruire la propria villa, Villa Benvenuti. Egli ebbe allievi che, in seguito, divennero celebri: Antonio Ciseri, Carlo Ademollo, Giovanni Fattori e Silvestro Lega. Tra le sue opere c'è il ritratto di Leopoldo II di Lorena, Granduca di Toscana (1797-1870), dipinto vestito da cavaliere di Santo Stefano; La Granduchessa Maria Antonia (1836), moglie di Leopoldo II, quadro che si trova alla Galleria d'Arte Moderna (Firenze), dove c'è anche L'entrata di Carlo VIII in Firenze, dalla porta di San Frediano il 17 novembre 1494 (quadro del 1827). Nella Chiesa di San Remigio a Firenze si trova una sua pala su un altare San Remigio battezza Re Clodoveo (1821). Bezzuoli fece anche l'affresco di Galileo Galilei (1564-1642), dal titolo Galileo Galilei esegue l'esperimento della caduta dei gravi per la Tribuna di Galileo, nel Museo La Specola (Fisica e Storia Naturale). Da ricordare inoltre, il San Marco Evangelista conservato nella Cappella di San Marco alle Grotte nei pressi di Portoferraio commissionatogli nel 1824 dalla famiglia Lambardi. Vari bozzetti del Bezzuoli sono nella Galleria d'Arte Moderna. Al Bezzuoli appartenne la villa che porta il suo nome, Villa Bezzuoli, situata a Fiesole.Filippo Canalihttp://www.blogger.com/profile/08933648491513622875noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8314099521234647983.post-88719791979400126062010-12-28T19:13:00.002+01:002010-12-28T19:35:26.303+01:00Giuseppe Bezzuoli e la pittura a Firenze nell'800<a href="http://4.bp.blogspot.com/_cRDEgnfrmvw/TRot4r4xHwI/AAAAAAAAAOU/38fTW_KwAvQ/s1600/quadro.jpg"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 205px;" src="http://4.bp.blogspot.com/_cRDEgnfrmvw/TRot4r4xHwI/AAAAAAAAAOU/38fTW_KwAvQ/s320/quadro.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5555803542191677186" /></a><br />Il freddo ha fatto le sue vittime e tra questa anche il mio computer che ho dovuto portare a "curare" dal dottore per dinsintossicarlo dai troppi virus arrivati tutti assieme! Scherzi a parte scusate la lunga assenza e continuiamo a parlare degli autori dei dipinti che abbelliscono le pareti della villa Paolina. Tra questi abbiamo ricordato Giuseppe Bezzuoli che il Manuale Tellus “Romanzo storico e pittura di storia” - arte per gli istituti tecnici ci spiega: "La pittura di storia, ampliò nell’Ottocento i propri orizzonti tematici e sperimentò nuove tecniche linguistiche che per le intrinseche possibilità comunicative le conferirono una grande popolarità. Ai mutamenti politici e sociali, che interessarono in maniera diversa i vecchi stati italiani corrispose una riorganizzazione dell’educazione artistica. Le Accademie conobbero una profonda trasformazione col prevalere del principio di affidare all’arte una dimensione civile e pertanto nelle Accademie nazionali di Milano, Bologna e Venezia venne esaltata la funzione della pittura di storia. La pittura di storia veniva commissionata grazie al sistema dei concorsi che soddisfaceva sia le aspirazioni degli artisti sia le attese del pubblico che poteva assistere alle esposizioni. La pittura di Storia italiana, a Milano, si mosse su un filone storico legato al Medioevo e come riconobbe lo stesso Mazzini, non riuscì, prima dell’Unità, ad avvicinarsi ai temi contemporanei. Nel Regno Lombardo-veneto, l’Accademia di Brera, a Milano, grazie ai pittori Sabatelli e Hayez, acquistò prestigio e fu di richiamo per molti artisti, poiché privilegiava la pittura di storia, libera da convenzioni neoclassiche. La proposta più interessante venne da Hayez che scelse un tema popolare come La Sete dei Crociati sotto Gerusalemme, legato alla tradizione epica, dal Tasso al Grossi, e al Melodramma: I Lombardi alla prima crociata con musiche di Giuseppe Verdi. La Cacciata del Barbarossa dell’Arienti, (1851), rispondeva alle nuove istanze retoriche di una pittura come manifesto politico che ormai subentrava con la sua gestualità e la sua foga cromatica a quella dinastica. Un genere storico-celebrativo, che suscitasse il consenso intorno alle memorie culturali del nostro paese si ebbe in Toscana dove il governo granducale, per il Congresso degli Scienziati Italiani del 1841, invece dei fasti del proprio casato preferì affrescare la Tribuna di Galileo alla Specola con i personaggi del progresso scientifico da Leonardo a Volta e ne affidò l’incarico a: Bezzuoli, Cianfanelli e Sabatelli. In Toscana, protagonista del rinnovamento fu Giuseppe Bezzuoli con la grande tela L’Ingresso di Carlo VIII a Firenze completata nel 1829 per il Granduca. Il tema consentì un’orchestrazione corale della scena, dove accanto al tradizionale eroe del quadro storico, comparivano il popolo, individuato nelle sue reazioni, e una serie di illustri fiorentini con cui il pittore rendeva omaggio alla patria e garantiva al pubblico una ricca informazione. Il quadro fu commissionato a Giuseppe Bezzuoli nel 1827 dal granduca Leopoldo II. E’ un quadro di meditazione storica per il popolo: Carlo VIII, sovrano francese entra in Firenze (1494) dalla porta S. Frediano con il suo seguito di guerrieri e dignitari, accompagnato dal cardinale Giuliano della Rovere( il futuro papa, Giulio II). In primo piano, a destra è rappresentato Gerolamo Savonarola mentre dice a Francesco Valori: “Si avvera la profezia, entra in Firenze l’Anticristo”; il personaggio dallo sguardo violento è Pier Capponi che pronuncia la famosa frase: “Voi suonerete le vostre trombe, noi suoneremo le nostre campane”, messo a tacere dal cancelliere di Firenze. Machiavelli (figura con i capelli corti) indica col pollice Carlo e vede avverarsi la sua idea politica: “Il fine giustifica i mezzi”. Davanti al re s’inchina il Gonfaloniere del Comune di Firenze. Il tema del quadro riprende in parte le “Istorie della città di Firenze” di Jacopo Nardi. “Venne il re con tutta la pompa per il borgo di San Friano…Seguitò poi la medesima pompa per il borgo di san Jacopo sopr’Arno, e passato il ponte Vecchio, per porta santa Maria e per Vacchereccia e per piazza, e dal palagio del Podestà e dietro a’ fondamenti di santa Maria del Fiore, si condusse alla maestra porta della detta chiesa, ove fu ricevuto dal clero”. Bezzuoli scelse questo tema per: richiamare alla mente dei suoi concittadini le conseguenze delle discordie civili; rappresentare i personaggi più illustri del tempo che ebbero un peso notevole nelle sorti della repubblica fiorentina; esprimere le passioni popolari e il sentimento di libertà; rappresentare la prepotenza di un conquistatore. Carlo domina la scena con alterezza. Con la destra che regge la lancia e la sinistra posata sull’elsa della spada, manifesta l’orgoglio della propria fortuna. Delicata è l’espressione del paggio, che conduce il reale destriero. Servile il Gonfaloniere mentre presenta al re uno dei Priori. Arrogante il re per l’accoglienza che gli riserva. Un cittadino addita i modi arroganti del re, un altro, coprendosi il viso, deplora la libertà perduta. Nello stesso anno in cui Bezzuoli terminava il quadro, Hayez dipingeva Pietro l’eremita, superando i canoni del Neoclassicismo per un’arte densa di contenuti civili. La pittura di Storia si sostituì alla Mitologia “a pingere le azioni generose de’ padri nostri, ad innalzare col loro esempio gli animi alla virtù. Sia lode ad Hayez che fra’ i primi sempre nei suoi dipinti presentò avvenimenti di storia” (L. Sabatelli). Il quadro è una metafora: bisogna guardarsi dai potenti per conservare la Libertà.Filippo Canalihttp://www.blogger.com/profile/08933648491513622875noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8314099521234647983.post-46551813085506735402010-11-26T13:13:00.004+01:002010-11-26T13:28:48.787+01:00Antonio Carcopiano ed il più vecchio ponte sospeso in ferro sopravvissuto dal XIX secolo"Il ponte sospeso di ferro del 19° secolo - Villa Borghese a Firenze (Italia)" che ha come autori Alberto Cecchi, Alessio Passerini e Daniele Salvestrini ci dice che tra il 1825 e il 1828, Antonio Carcopino, un ingegnere, ha progettato il ponte di ferro che collega la Villa Borghese al suo parco: questo fatto dimostra l'interesse della famiglia Borghese per le innovazioni tecnologiche del 18 e del 19° secolo.<br />Dall'introduzione del testo viene spiegato come il Principe Camillo Borghese sposò Paolina Bonaparte, la sorella di Napoleone. Dopo la morte dell'Imperatore, nel 1825 il Principe comprò una Villa a Quinto nella periferia di Firenze, che restaurò in stile neoclassico: Antonio Carcopiano, un ingegnere, studente dell'Accademia delle Belle Arti di Firenze, disegnò la villa ed il giardino tra il 1825 ed il 1828. I progetti sono conservati nei fogli 115-122 dell'Archivio Salviati, che attualmente è sotto la cura della Scuola Superiore di Pisa (Karwacka et al. 1993). Il giardino era sistemato sul lato opposto della strada rispetto alla villa: così Carcopiano costruì un ponte sospeso di ferro. In accordo con le conoscenze che abbiamo fino ad oggi, questo ponte è IL PIU' ANTICO PONTE SOSPESO IN FERRO SOPRAVVISSUTO DAL PERIODO, assime al più lungo (1826-1832) su fiume Garigliano (sfortunatamente distrutto durante la seconda guerra mondiale e solo recentemente ricostruito, il cui designer fu l'ingegnere Luigi Giura del "Corpo borbonico di ponti e strade". Senza dubbio ciò testimonia l'interesse della famiglia Bonaparte riguardo alle innovazioni tecniche seguenti al periodo dell'illuminismo.Filippo Canalihttp://www.blogger.com/profile/08933648491513622875noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8314099521234647983.post-31639534924872752022010-11-21T11:44:00.002+01:002010-11-21T12:13:39.276+01:00La vita di Paolina BorgheseEcco cosa ne pensava di Paolina Borghese, Victor Hugo nel settimo capitolo de "l'origine del Can Can-ossia i delitti e le origie della famiglia Bonaparte": Paolina Bonaparte appena quattordicenne, cominciò a prostituirsi e continuò lungamente simile vita sotto gli occhi della madre sua; malgrado gli eccessi a cui abbandonavasi mantenne la freschezza delle sue carni, e conservò la bellezza del suo volto. Lo spirito era uno degli ornamenti di questa donna e possedeva il secreto di tenere allegra la più numerosa brigata. Dopo la morte del generale Leclerc tornò da S. Domingo; gli sfaccendati andavano in estasi alla vista della nuova Artemisia che accompagnava gli avanzi del di lei sposo. Ignoravano essi che in cambio del cadavere del generale, quel feretro, oggetto elle di lei cure pietose, conteneva i diamanti e le ricchezze rubate durante la spedizione; fu calcolato ascendesse a sette milioni la porzione toccatale nel saccheggio di S. Domingo. Innamorata di Cristoforo il Negro, luogotenente di Ognissanti, la nostra Messalina lo lasciava sovente estenuato di forze sul di lei letto voluttuoso. Non eravi chi ignorasse i suoi legami schifosamente incestuosi con l'imperatore; essa stessa non li negava. Napoleone quindi la dette in moglie a Borghese, principe rovinato, ed il principato di Guastalla fu il regalo di nozze". E la villa Paolina di Sesto Fiorentino avrebbe dovuto accogliere i due sposini ma sembra che la Paolina mai vi abbia neppure messo piede, o al limite che si sia limitata solo a farvi visita. Per par condicio riportiamo anche quello che dice Wikipedia di Maria Paola Bonaparte, conosciuta semplicemente come Paolina Bonaparte (Ajaccio, 20 ottobre 1780 – Villa Fabbricotti, 9 giugno 1825). Era figlia di Carlo Maria Bonaparte e di Letizia Ramolino. Sorella prediletta da Napoleone, lei stessa fu sempre molto affezionata al celebre fratello maggiore.<br />Donna di documentata bellezza e fascino, sposò nel 1797 il generale Victor Emanuel Leclerc, amico di Napoleone, di cui rimase vedova nel 1802. L'anno successivo, su richiesta del fratello Napoleone, sposò un personaggio la cui famiglia faceva parte dell'antica nobiltà romana, il principe Camillo Borghese, di cinque anni più anziano di lei.<br />Piuttosto irrequieta, amante dello sfarzo e della vita di corte, fece molto parlare di sé a causa del suo comportamento anticonformista, come ad esempio posare nuda, nel 1805, per essere immortalata da Antonio Canova nella celebre statua di Venere vincitrice.<br />Divenne duchessa di Guastalla nel 1806 e risiedette a Torino, città che non amò mai, ritenendola fredda e provinciale, in quanto il marito era stato nominato governatore dei dipartimenti francesi in Italia. Ebbe come damigella d'onore la coetanea Adele de Sellon, madre di Camillo Benso di Cavour, cui fu molto affezionata[2] e del cui figlio, futuro statista, fu madrina di battesimo.<br />Morì nel 1825 a causa di una malattia tropicale cronica contratta a Santo Domingo, dove aveva accompagnato il primo marito.Filippo Canalihttp://www.blogger.com/profile/08933648491513622875noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-8314099521234647983.post-59434946047277990072010-11-10T22:03:00.002+01:002010-11-21T20:32:35.955+01:00alcune notizie su Camillo BorgheseUno dei proprietari di Villa Paolina fu ovviamente Don Camillo Filippo Ludovico Borghese di cui traiamo una scheda da Wikipedia: nacque a Roma il 19 luglio 1775 e morì a Firenze il 9 maggio 1832. E' stato Principe di Sulmona e Rossano, Duca e Principe Guastalla fu un membro della famiglia Borghese, ed è meglio conosciuto per essere divenuto cognato di Napoleone I. Camillo Borghese nacque a Roma, figlio del Principe Marcantonio IV Borghese (1730-1800) e fratello di Francesco (1776-1839), Principe Aldobrandini, ed entrò al servizio francese nel 1796. Egli divenne secondo marito della sorella di Napoleone, Paolina Bonaparte nel 1803 (dopo la morte di Victor Emanuel Leclerc, primo marito di Paolina). Venne nominato principe di Francia nel 1804; successivamente divenne comandante della Guardia Imperiale nel 1805 e poco dopo colonnello (poi maggiore generale) e duca di Guastalla; nel 1809 divenne Comandante della 27ª e della 28ª Divisione dell'esercito francese.<br />Inizialmente appassionato (commissionò la famosa Venere con l'effige della moglie dal Canova), il matrimonio successivamente si concluse in un concubinaggio con numerose amanti che portarono i due amanti a stravaganti usanze quali quella di utilizzare schiavi africani come poggiapiedi. Ad ogni modo la coppia condusse vite separate ma non divorziò mai e Paolina convinse anzi il fratello a concedere a Camillo il governo del Piemonte nel 1808 (pare con le seguenti parole: "Camillo è un imbecille e nessuno lo sa meglio di me. Ma qui sta il punto, no? gli stiamo affidando il governo di un territorio... è perfetto!". Camillo ottenne anche la salvaguardia su un prigioniero di riguardo: papa Pio VII.<br />Napoleone lo forzò inoltre a vendere alla Francia 344 pezzi della Collezione Borghese, che Camillo arricchì nuovamente con nuovi pezzi provenienti dagli scavi in Egitto e con l'acquisto di altre opere. Camillo prestò inoltre notevole attenzione alla villa di famiglia a Porta Pinciana, dando nuova sede alla rinnovata collezione e facendo costruire una nuova entrata monumentale che dava su Piazza del Popolo, ancora oggi esistente.<br />Dopo la caduta di Napoleone, l'alleanza tra Camillo ed il governo francese si ruppe e lo mise in cattiva luce a Roma, a tal punto che fu costretto a recarsi a Firenze, anche per distanziarsi dalla moglie, evitando ad ogni modo il sequestro delle proprie terre (pratica usuale applicata da Pio VII al suo ritorno al soglio pontificio contro gli ex sostenitori del Bonaparte). Dopo 10 anni di matrimonio fallimentare, venne convinto dal Papa a riprendere con sè Paolina, che però morì dopo soli 3 mesi di cancro. Non avendo avuto figli, alla sua morte il suo patrimonio passò al fratello Francesco.<br />Onorificenze: Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Legion d'OnoreFilippo Canalihttp://www.blogger.com/profile/08933648491513622875noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8314099521234647983.post-16189578706357207102010-11-01T14:23:00.002+01:002010-11-01T14:47:13.701+01:00ecco chi era la famiglia PeruzziI Peruzzi, che una tradizione poco documentata vorrebbe discendenti dalla stirpe dei Della Pera ricordata da Dante nel XVI canto del "Paradiso", furono una delle più influenti famiglie della Repubblica fiorentina. <br />Discendenti da un Ubaldino di Peruzzo vissuto alla metà del XII secolo, nella seconda metà del Trecento si divisero in due rami i cui capostipiti erano Arnolfo e Filippo figli di Amideo. La discendenza del primogenito Arnolfo fu la più longeva, mentre quella derivante da Filippo si estinse alla metà del Settecento.<br />Di fede guelfa, accumularono una discreta fortuna esercitando il commercio di panni. Successivamente iscritti all'Arte del Cambio, investirono i proventi dell'attività mercantile in una "Compagnia" bancaria che in pochi anni divenne una delle più influenti in Europa con filiali nel Regno di Napoli, in Francia e in Inghilterra. Tra la fine del XIII secolo e l'inizio del XIV, potendo contare su un considerevole capitale, la società fu in grado di realizzare ingenti operazioni di prestito alla Corte di Roma, agli Ordini di S. Giovanni di Gerusalemme e di Rodi e, insieme alle compagnie dei Bardi e dei Frescobaldi, anche ad alcune case regnanti. Nel 1303 la famiglia concesse a Filippo il Bello re di Francia una significativa somma di denaro necessaria al sovrano per contrastare il potere temporale di Bonifacio VIII. L'intrinseca debolezza della compagnia, come del resto delle altre società italiane di prestatori, costrette a investire i propri capitali all'estero presso Paesi più floridi economicamente, fu evidente nella catastrofe bancaria che colpì nel quarto decennio del Trecento le compagnie dei Bardi e dei Peruzzi. Sconfitto nella campagna contro la Francia, Edoardo III d'Inghilterra non fu in grado di restituire l'ingente somma che le due compagnie avevano anticipato al re per sostenere le spese della guerra. L'insolvenza della corona inglese, alla quale il Comune fiorentino non poteva in alcun modo opporsi, fu tuttavia solo uno dei fattori che determinarono il tracollo finanziario delle due compagnie. Effetti non meno rilevanti ebbero la peste nera, la carestia che ne seguì e il finanziamento delle fallimentari guerre di Firenze contro Mastino Della Scala e la repubblica di Pisa. La cospicua ricchezza immobiliare accumulata permise tuttavia alla famiglia di fronteggiare, seppure con grosse difficoltà, la crisi economica che aveva colpito la compagnia. <br />L'appartenenza alle Arti Maggiori e il prestigio sociale garantirono ai Peruzzi una solida partecipazione alla vita politica della Repubblica: 10 furono tra i membri della famiglia i gonfalonieri, 54 i priori e numerosi gli ambasciatori presso il papa e i sovrani d'Europa. <br />Un ramo della famiglia discendente da Paolo di Francesco si stabilì in Francia modificando il proprio cognome in Perussis e ottenendo il titolo marchionale; si estinse nel 1907 con Rodolphe marquis de Perussis, intendente generale. La famiglia riuscì, grazie anche ad un'accorta politica matrimoniale, a mantenere inalterato il suo prestigio e la sua influenza politica anche sotto il Principato mediceo. Con l'avvento della dinastia lorenese ottenne, nel 1751, l'iscrizione al patriziato fiorentino. Nel 1783 Bindo Simone (1729-1794), cavaliere dell'ordine di S. Stefano, direttore dell'Ufficio del Sale e membro dell'Accademia della Crusca, sposò in seconde nozze Anna Maria Luigia di Averardo di Pietro Paolo de' Medici, ultima discendente del suo ramo. Nel 1739 Anna Maria Luisa de' Medici, sorella dell'ultimo granduca mediceo Giangastone, aveva dichiarato il fratello di Anna Maria Luigia, Pietro Paolo, quale suo erede più prossimo, con la clausola che in caso di estinzione della linea maschile l'eredità passasse alla discendenza femminile. Fu così che nel 1846 i Peruzzi vennero dichiarati eredi dell'Elettrice Palatina e nel 1895 furono autorizzati ad assumere il titolo di "marchesi de' Medici" e ad aggiungere al proprio stemma le sei palle medicee. <br />Personaggio di rilievo fu Ubaldino di Vincenzo Peruzzi (1822-1891) esponente tra i più autorevoli insieme a Bettino Ricasoli del partito dei moderati toscani. Membro del Parlamento toscano nel 1848, prese parte nel 1859 al Governo Provvisorio Toscano. Fu Ministro dei Lavori Pubblici dei governi Cavour e Ricasoli (1861-62) e Ministro degli Interni del governo Minghetti (1863-1864). Membro del Consiglio provinciale toscano dal 1865 alla morte, deputato del Parlamento e senatore dal 1890, fu sindaco di Firenze dal 1868 al 1878. La moglie Emilia Toscanelli fu animatrice di un importante salotto culturale frequentato assiduamente da intellettuali quali Edmondo De Amicis, Ruggero Bonghi, Giovan Battista Giorgini, Alfredo Baccarini, Marco Tabarrini, Leopoldo Galeotti, Adriano Mari, Isidoro del Lungo, Renato Fucini e Cesare Alfieri.Filippo Canalihttp://www.blogger.com/profile/08933648491513622875noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8314099521234647983.post-91945136878460816132010-10-08T20:40:00.005+02:002010-11-01T14:22:49.913+01:00Dalla villa Garbi alla Villa PaolinaFinita la piccola deviazione, che sicuramente "meritava", restando tuttavia nel dubbio che magari qualche approfondimento sulla cinquecentesca villa Garbi, di cui purtroppo si sa poco o nulla, ci sarebbe piaciuto farlo, ci apprestiamo a tornare sulla via di Castello decidendo di puntare con decisione alla Villa Paolina o Baldini-Doufur, si trova al numero 47. Wikipedia ci viene in aiuto: "Deve il suo nome a Paolina Bonaparte, per la quale venne costruita e che, forse, vi soggiornò con il marito. Anticamente apparteneva alla famiglia Petruzzi (o Petrucci), poi nel 1553 venne ceduta a Antonio Torrigiani, che possedeva altre ville nella zona. Nel 1659 fu acquistata da Benedetto Dragomanni e nel 1825 divenne di proprietà del Principe Camillo Borghese, che la fece ristrutture in onore di sua moglie Paolina. Oggi si presenta come una delle più interessanti ville in stile compiutamente neoclassico. I lavori di ammodernamento ebbero luogo tra il 1826 e il 1831 su progetto di Antonio Carcopino e decorazioni di Giuseppe Bezzuoli e Francesco Pozzi, mentre le statue e i bassorilievi allegorici della facciata furono scolpiti da Aristodemo Costoli. Attorno alla villa fu realizzato un vasto parco romantico all'inglese, secondo la moda dell'epoca, corredato anche da un giardino alla francese, con parterre, aiuole fiorite e conche con piante di agrumi. Tra le essenze arboree del parco ci sono cipressi, lecci e castagni. Il terreno boscoso sul retro, l'odierno parco piantato a cipressi e lecci, si trovava tagliato dalla strada di Castello e notevolemnete rialzato, per cui venne ideato un passaggio a "calvalcavia" con una passerella in ferro sospesa con un sistema di cavi, che unisce ancora oggi il bosco con il primo piano del retro dell'edificio. In questa parte si trovano una grotta artificiale, con concrezioni spugnose, un anfiteatro ed alcune statue in pietra serena. Lo stato attuale della villa e del parco è trascurato.Filippo Canalihttp://www.blogger.com/profile/08933648491513622875noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8314099521234647983.post-18073455635185911722010-10-04T20:20:00.002+02:002010-10-04T20:32:04.953+02:00l'importanza della tomba della MulaL'interessante scritto di Claudio Pofferi dal titolo "Dai principi alla città etrusca sul Bisenzio" ci fa capire l'importanza dalla tomba della Mula che si trova proprio sotto la villa Garbi-Pecchioli. L'autore nel sul testo spiega infatti che è perfettamente semisferica e ha un diametro di oltre otto metri, fatto questo che la rende la tomba a tholos più grande tra quelle rinvenute in tutta l'Etruria e probabilmente la più antica, essendo ascrivibile a prima del VII secolo a.C. Sulle sue pareti infatti si evidenziano segna scaramantici e graffiti. In special modo questi ultimi, prevalentemente sinistrorsi come si usava nei periodi più antichi del periodo etrusco hanno evidenziato l'uso di ulcune lettere o locuzioni talmente arcaiche che già nei periodi successivi al VII secolo a.C. non si usavano già praticamente più. Oltretutto, come già nella tomba della Montagnola, sono state ritrovate le più antiche iscrizioni parietali etrusche conosciute, rafforzando l'idea che la Tomba della Mula sia la tomba etrusca più antica mai ritrovata, rendendo la nostra zona un'area privilegiatissima su cui svolgere indagini approfondite per svelare la misteriosa origine di questo popolo.Filippo Canalihttp://www.blogger.com/profile/08933648491513622875noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8314099521234647983.post-51230592291231903912010-09-26T16:48:00.002+02:002010-09-26T16:51:24.568+02:00Una piccola deviazione fino alla Tomba della MulaVisto che siete degli sportivi e che come tali avete avuto voglia di scalare la salita della Castellina per andare a trovare delle "perle" di bellezza sestese non credo che sia giusto non ricordare che proprio di fronte all'ingresso della Chiesa di Quinto Alto una stretta strada in discesa porta ad un'altra tomba etrusca che purtroppo è privata e difficilmente visitabile: ecco comunque come la ricorda Wikipedia: "La Tomba della Mula si trova in via della Mula 2 in Sesto Fiorentino (FI). Si tratta di una tomba a thòlos (falsa cupola) risalente al VII secolo a.C., in un ottimo stato di conservazione. Il nome rievoca un'antica leggenda toscana, che riportava come nelle campagne attorno a Firenze fosse sepolta una mula d'oro massiccio: in effetti è un riflesso dei tesori del mondo etrusco e romano che talvolta venivano accidentalmente rinvenuti nel sottosuolo. È nota almeno dal XV secolo, quando venne incorporata nell'attuale Villa Garbi Pecchioli come cantina, modificandone il pavimento e demolendone una parte del dromos (la struttura di accesso). Presenta una copertura cupoliforme e misura circa 9 metri di diametro. A differenza della vicina e coeva tomba della Montagnola non presenta all'interno un pilastro di sostegno, ma le pareti si curvano sin dal livello del suolo per chiudersi in alto. La tecnica della tholos era conosciuta in tutta l'area del Mediterraneo orientale, come testimonia per esempio il celebre Tesoro di Atreo presso Micene in Grecia. Sebbene non raggiunga le dimensioni delle tombe micenee, si tratta di una della più grande "cupola" pre-romana conosciuta in area italica. Nei pressi sorge il parco di Villa Solaria, dove, nel 1820, fu ritrovata un'altra tomba, poi demolita per utilizzarne le rocce. Nel 1905 è stata dichiarata Monumento Nazionale".Filippo Canalihttp://www.blogger.com/profile/08933648491513622875noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8314099521234647983.post-76885241671677984102010-09-19T10:54:00.002+02:002010-09-19T11:01:16.147+02:00ancora sulla chiesa di Santa Maria a Quinto Alto e dell'oratorio di San PotetoGrazie alle notizie della pubblicazione "I luoghi della fede" voluto dalla Pro Loco di Sesto Fiorentino siamo anche in grado di dare qualche notizia in più sulla chiesa di Santa Maria a Quinto e soprattutto sull'Oratorio di San Poteto che oggi versa in condizioni davvero critiche (un altro monumento meraviglioso di Sesto Fiorentino ormai caduto nel "dimenticatoio e destinato a fare una "brutta fine"): "Sulle estreme falde dei colli che formano la base meridionale ad est di Monte Morello, alla sinistra del torrente Zambra, nelle immediate vicinanze dell'ipogeo etrusco a tholos della Montagnola del VII secolo a.C. e non lontana dal convento dei frati Carmelitani della Castellina e sopra la strada che da Castello si collega con Via Fratelli Rosselli risiede la chiesa di Santa Maria a Quinto. Nell'anno 1013 il Vescovo Ildebrando donò al monastero di San Miniato a Monte sopra a Firenze un pezzo di terra posta nella corte di Quinto. I monaci, acquistato il giuspatronato della chiesa parrocchiale compreso sia i beni e le pertinenze, diventano i beneficiari e fondatori. Queste notizie sono confermate da una bolla del Pontefice Lucio III con data: Verona marzo 1184. La Chiesa di Quinto subì un pesante restauro nel 1770 a spese del popolo e per volere del parroco Domenico Cioni. Nella chiesa si trovano delle sepolture con le armi delle famiglie Dazzi e Strozzi ed è visibile anche il sepolcro dei Tognozzi Moreni. Fra le opere d'arte presenti nella chiesa è da ricordare un ciborio di marmo finemente scolpito del secolo XIV con lo stemma degli Aldobrandini di Piazza Madonna. Nella Sacrestia si trova una tavola di scuola giottesca che rappresenta un'Annunciazione, sopra la tavola è scritto che il committente dell'opera è "Maria Giovanna di Dino da' Grilli a rimedio suo e de' suoi". Di un certo interesse è una croce processionale di rame dorato della fine del secolo XIV. Separata dalla chiesa è la cappella della compagnia dove era conservato un trittico del secolo XIV (adesso è in restauro). Sopra al trittico sono dipinte la Vergine con il Bambino ed i Santi: Pietro, Filippo, Lorenzo e Jacopo e nelle cuspidi la figura dell'Eterno Padre che benedice e le figure dell'Annunciazione. In basso è riportata una scritta dove si legge che Filippo Bonzo fece dipingere questa tavola nel "MCCCLXXXXIII dì VII settembre per rimedio delamina sua e suoro". La compagnia fu in antico un oratorio dedicato a San Poteto".Filippo Canalihttp://www.blogger.com/profile/08933648491513622875noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8314099521234647983.post-16043620057372067462010-09-14T10:41:00.005+02:002010-09-14T10:48:47.608+02:00La chiesa di Santa Maria a QuintoPer chi avesse avuto la voglia di compiere la digressione dal "Cammino di Pinocchio" consigliata nei post scorsi addesso è il momento di tornare indietro, di ripercorrere tutta la strada in discesa per arrivare di fronte alla Chiesa più importante del territorio. La chiesa di Santa Maria si trova a Quinto, nel comune di Sesto Fiorentino, in provincia di Firenze, diocesi della medesima città. Di fondazione romanica, fu radicalmente ristrutturata nel 1770 e ancora restaurata negli anni venti del Novecento. Alla chiesa appartengono due importanti dipinti non più conservati in loco, ma esposti a Firenze nel Museo Diocesano di Santo Stefano a Ponte: una tavola raffigurante una "Annunciazione" di sapore tardo gotico assegnata al cosiddetto Maestro della Madonna Strauss della fine del Trecento, e un trittico con la "Madonna in trono col Bambino e quattro santi" di Spinello Aretino che reca la data 1393.<br />Ecco cosa è scritto sulla chiesa sul Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana di Emanuele Repetti:<br />"QUINTO nel Val d'Arno sotto Firenze. Contrada deliziosa fra sesto e Castello, dalla quale ha preso il vocabolo la parrocchia di S. Maria a Quinto, nel piviere Comunità Giurisdizione e circa un miglio toscano a levante grecale di sesto Diocesi e Compartimento di Firenze. La chiesa di Quinto risiede sulle falde estreme dei colli che formano la base meridionale del monte Morello, alla sinistra del fosso Zambra e sopra la strada rotabile che staccasi dalla provinciale di Prato, al borgo sotto Quarto, la quale passando per castello, Quinto, Doccia e Colonnata ritorna sulla provinciale al di là del Borgo di Sesto. Nel distretto di Quinto fino dal secolo XI se non prima possedeva il capitolo della cattedrale di Firenze, mentre nel 1037 il Pontefice benedetto IX e quindi nel 1050 Leone IX, finalmente nel 28 dicembre 1076 Gregorio VII confermarono la Corte di Quinto a quei canonici, e fu nel principio del secolo stesso quando il Vescovo Ildebrando (anno 1013) donò al monastero da esso fondato in S. Miniato al Monte sopra Firenze un pezzo di terra posto nella corte di Quinto, dove più tardi quei monaci acquistarono il giuspadronato della chiesa parrocchiale compresi i suoi beni e pertinenze. La qual cosa apparisce anche meglio da una bolla del Pontefice Lucio III data in Verona nel marzo 1184.<br />a chiesa di Quinto fu rimodernata e abbellita nel 1770 a spese del popolo per le cure del suo parroco Domenico Cioni. Il distretto di Quinto va adorno di molte ville signorili, fra le quali primeggiarono quella Borghesi, già Torrigiani, la Mula del Dazi ora Gherardi, e sopra tutte la villa Torregiani, già Guidacci, che il Marchese Pietro Torrigiani ha di recente ricostruita quasi per intiero, adornandola di una magnifica ed elegante scala, nel tempo che va cingendola di vasti e ridenti praterie sostituiti a campi sativi coperti di alberi da frutto, e più che altro di ulivi, cui sottentrano piante di fiori e deliziosi boschetti praticabili per sinuosi viali.<br />La parrocchia di S. Maria a Quinto nel 1833 noverava 552 abitanti.<br />QUINTO nel Val d'Arno sotto Firenze. - Si aggiunga. - Fra i molti atti del secolo XIII relativi alla chiesa parrocchia di S. Maria a Quinto ne rammenterò uno del 4 giugno 1296, col quale un Manetto del fu Cambio di Andrea di Torrigiano del popolo di S. Maria a Quinto alienò al priore della chiesa di S. Maria Maggiore di Firenze un pezzo di terra posto nel popolo di Quinto, cui confinava da un lato Lapo del fu messer Brunellesco de' Brunelleschi. - (LAMI, Memor. Eccl. Flor. pag. 1023.). Anche in una membrana del 16 gennajo 1343 scritta nel popolo di S. Maria a Quinto, si legge, che Boccaccio del fu Ottaviano de' Brunelleschi del popolo di S. Leone di Firenze, avendo donato due giorni innanzi alla sua sorella (donna Tora) un pezzo di terra posto nel popolo di S. Maria a Quinto, nel giorno predetto. (16 gennajo) la stessa di lui sorella lo ricedè a Piccarda sua figliuola, (ARCH. DIPL. FIOR. Carte di S. Ornato in Polverosa).<br /><br />a sommità del campanile di questa chiesa misurato dal Padre Generale Cavalier Giovanni Inghirami corrisponde a braccia 162,2 sopra il livello del mare Mediterraneo.Filippo Canalihttp://www.blogger.com/profile/08933648491513622875noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8314099521234647983.post-42119147375530550892010-09-09T12:58:00.003+02:002010-09-09T13:03:11.112+02:00Le tombe di PalastretoPer chi avesse deciso di fare la deviazione dal Cammino di Pinocchio da noi consigliata, speriamo ormai che la voglia di nuove scoperte non si sia definitivamente spenta in cima alla salita che porta al Conevento, perché gli appassionati potrebbero continuare ormai a salire per dare un'occhiata anche all'insediamento villanoviano di Palastreto: ecco come ne parla Wikipedia: "La Necropoli di Palastreto è una necropoli etrusca risalente all'VIII secolo a.C., nella zona di Quinto Fiorentino (Sesto Fiorentino, Firenze), presso Santa Lucia alla Castellina. La necropoli fu utilizzata da più villaggi etruschi della zona tra l'VIII e il VI secolo a.C. La fase più antica è testimoniata dalle sepolture a pozzetto, buche circolari ricavate nella roccia delimitate in alto da pietre disposte a cerchio per arginare la terra circostante. All'interno di queste buche venivano calate le urne con le ceneri dei defunti, spesso corredate da alcuni oggetti simbolici.<br />Sono stati scavati alcuni pozzetti "gemelli", separati solo da un sottile diaframma di pietra, forse destinati a individui legati da vincoli familiari. Le sepolture più grandi e tarde sono rivestite di roccia su tutta la superficie interna, ed una in particolare ha una notevole profondità, destinata a forse ospitare più di un'urna, ed una forma quadrangolare. Oggi le buche sono ricoperte, i materiali ritrovati si trovano a Firenze e a Sesto Fiorentino, mentre l'area è liberamente visitabile". Ma adesso che abbiamo visto praticamente tutto delle necropoli villanoviane-etrusche sorge spontanea la domanda che in tanto fanno finta di dimenticare: e dove'era l'acropoli. Alcuni sostengono a Poggio al Giro, altri tra Colonnata e Camporella. Fatto sta che il mistero resta ma che al solito non ci sono i finanziamenti per risolverlo. Speriamo che dalle colonne di questo blog non possano venire altri interventi e discussioni che possano sollevare la questione...Filippo Canalihttp://www.blogger.com/profile/08933648491513622875noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8314099521234647983.post-22505105006527751372010-09-03T12:31:00.004+02:002010-09-03T12:46:50.339+02:00il centro spirituale italiano del Ciclismo ha la sede al convento della CastellinaCredo che sia giusto rendere nota la lettera di presentazione che è stata inviata al momento della nascita nel 2007 del CENTRO SPIRITUALE DEL CICLISMO che si trova presso il convento della Castellina:<br />"A TUTTE LE SOCIETA’ CICLISTICHE DELLA TOSCANA<br />Egregi Signori,<br />Permettete che ci presentiamo. Siamo un gruppo numeroso di laici, che frequentiamo il Convento di S. Lucia alla Castellina dove negli anni 70 la squadra ciclistica della Filotex, si trovava regolarmente per la presentazione alla stampa.<br />Oltre alla presentazione della “FILOTEX” leader nel mondo del ciclismo professionistico, abbiamo organizzato molte altre manifestazioni anche a livello dilettantistico, grazie al “carisma” di un sacerdote carmelitano, il nostro Padre Agostino Bartolini grande “amico” e confidente di Vincenzo Torriani e Adriano Rodoni e Adriano De Zan, i quali erano sempre presenti a queste manifestazioni. Questa passione per questo sport è rimasta nel nostro cuore, per vari anni Padre Agostino ha raccontato la propria esperienza ed ha trasmesso il desiderio di portare anche in questo ambiente sportivo la presenza di Dio che non possiamo racchiudere nelle mura di una chiesa. Così nel 2003 abbiamo organizzato una festa per tutti i campioni del ciclismo che hanno ruotato intorno alla Filotex e a tutto il ciclismo nazionale e internazionale, poi tre anni fa il premio “Coraggio e Avanti”, premiando il miglior neo professionista (Emanuele Sella, Enrico Gasparotto e Vincenzo Nibali) e l’anno<br />scorso un meeting dei direttori sportivi delle squadre professionistiche. Abbiamo formato un comitato e dietro l’attenta “regia” del grande amico Piero Pieroni, siamo entrati in contatto con varie autorità civili, sportive e religiose che ci hanno “premiato” con la loro partecipazione e abbiamo stretto i rapporti con la Federale ciclistica nella persona del Dott. Di Rocco Renato e con la lega professionisti nella persona del Dott. Alcide Cerato.<br />Da ciò è nata la richiesta di riconoscere la nostra Chiesa quale centro Spirituale e recentemente ed in data 10 maggio 2007 è arrivata la lettera della federazione Ciclistica che ci onora di essere riconosciuti quale CENTRO SPIRITUALE DEL CICLISMO.<br />Voi capite che Padre Agostino, visto gli anni che sono passati è anziano, ma accanto a se ha due giovani sacerdoti: Padre Raffaele Duranti (attualmente superiore del Convento) e Padre Agostino Gelli (figlio del noto titolare della Filotex Edo Gelli) che continuano a portare nel cuore la stessa passione per questo sport.<br />Tuttavia, proprio per il carisma di P. Agostino Bartolini il convento è meta giornalmente di visite di persone provenienti da ogni parte della Toscana per consigli, colloqui, benedizioni e altro, trovando sempre conforto e pace in questa oasi spirituale. Mediante questa lettera noi siamo qui per offrirvi la nostra disponibilità per assistenza spirituale alle vostre società, aiutare la crescita dei ragazzi, contribuire perché dietro all’atleta possa crescere una persona matura capace di testimoniare i valori umani, sociali e cristiani. Noi siamo alle prime esperienze, ma con tanta voglia di realizzare l’obiettivo per cui è nato questo centro, e attendiamo da voi in un clima di costruttivo dialogo suggerimenti, proposte per aiutare i giovani e il mondo del ciclismo a riscoprire e valorizzare i valori fondamentali della vita. Un pensiero particolare va a tutte le persone con incarichi di responsabilità nella squadra: presidente, manager, direttore sportivo, allenatore, massaggiatore... Aiutateci in questo cammino che vogliamo fare<br />insieme a tutti voi perché la vostra passione, il vostro impegno possa vedere i risultati importanti nello sport e nella vita. “Coraggio” ad andare “Avanti” perche’ questo sport sia sinonimo di intelligenza, di forza, di rispetto e di onesta’.<br />Vogliamo conoscerVi ed incontrarVi, sarete sempre i benvenuti al nostro convento, che si trova in una bellissima posizione panoramica di Firenze, abbiamo locali per incontri a vari livelli, e una comunità che si impegna nelle varie manifestazioni, perché tutto possa riuscire al meglio. Con sincera amicizia e stima.<br />La comunità Carmelitana e il Consiglio degli amici del ciclismo".<br />Tel e Fax 055 452244 www.castellinacentrospiritualeciclismo.itFilippo Canalihttp://www.blogger.com/profile/08933648491513622875noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8314099521234647983.post-67184364275251009012010-09-02T12:39:00.002+02:002010-09-02T12:42:53.102+02:00Convento e chiesa di Santa Lucia alla CastellinaPer i più "coraggiosi", che hanno voglia di affrontare uan salita impervia pur di fare un piccola deviazione dal "cammino di Pinocchio" (e che mi sento di consigliare), ecco quello che dice wikipedia sulla struttura che si troveranno a vedere: "Il convento e la chiesa di Santa Lucia alla Castellina si trova sulla collina di Quinto Fiorentino, presso Sesto Fiorentino in provincia di Firenze, diocesi della medesima città. Il convento carmelitano, edificato agli inizi del XVI secolo e ristrutturato intorno al 1640; conserva un ricco patrimonio artistico. La chiesa del 1626-27 è un integro ed elegante esempio di barocco, ricca di affreschi, decorazioni, stucchi, ove si sono conservati anche i confessionali in noce intagliato (1712). L'opera di maggior rilievo è l' Assunta col Bambino e santi del Volterrano (1682). Altre opere notevoli sono I funerali di Sant'Alberto di Orazio Fidani (1645), la Flagellazione di Bartolomeo Salvestrini (1626), L'orazione nell'orto di Jacopo Vignali (1626), la Madonna del Rosario di Vincenzo Meucci (1731), i Santi Andrea Corsini e Maria Maddalena dei Pazzi con angeli (1749), e le figure dipinte ad affresco (1749) che circondano un bel Crocifisso ligneo".Filippo Canalihttp://www.blogger.com/profile/08933648491513622875noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8314099521234647983.post-52717188935073554032010-09-01T12:43:00.003+02:002010-09-01T12:50:29.796+02:00La castellina a Sesto FiorentinoLa villa Tognozzi Moreni fa anche da punto di riferimento per salire lungo Monte Morello per arrivare alla località "La Castellina", di cui ci sembra doveroso dare menzione per gli appassionati dei luoghi di Pinocchio, visto che gli studiosi asseriscono che se quasi sicuramente il Collodi faceva riferimento alla Fiera di Sesto per ambientare il suo Paese dei Balocchi, non sono pochi quelli che sostengono che fosse proprio l'altrettanto importante e famosa fiera che si svolgeva a La Castellina ad aver ispirato lo scrittore. Ecco quello che ci ricorda sulla località Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana di Emanuele Repetti: "CASTELLINA DI SESTO nel Val d'Arno fiorentino. Convento sopprresso di carmelitani con chiesa bellissima, tutta adorna di marmi (S. Lucia) nel popolo di S. Maria a Quinto, Comunità Giurisdizione e circa miglia toscane 1 e 1/2 a levante di Sesto, Diocesi Compartimento e miglia toscane 4 e 1/2 a maestrale di Firenze. Fu in origine una casa torrita o villa signorile che, a distinzione della vicina villa Reale di Castello, prese il diminutivo di Castellino o Castellina. - Era posseduta dal senatore fiorentino Gianni Boni quando fu donata ai carmelitani della congregazione di Mantova, che riedificarono nel secolo ultimo scorso chiesa e clausura. Il luogo è ricco di fonti perenni provenienti dalla Doccia che da Monte Morello porta una maggior copia di acque alla fabbrica delle porcellane del Ginori. È uno dei punti di vista più magnifici e più deliziosi per ammirare il popolatissimo bacino dell'Arno sotto Firenze, che è il vero Giardino della Toscana".Filippo Canalihttp://www.blogger.com/profile/08933648491513622875noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8314099521234647983.post-80640720616440683182010-08-31T12:28:00.002+02:002010-08-31T12:39:12.810+02:00la storia di Alessandro Moreni regio fonditoreecco cosa si legge sulle "Notizie istoriche dei contorni di Firenze" di Domenico Moreni su Alessandro Moreni che per lungo tempo visse all'interno della villa Tognozzi-Moreni: "Un dotto nostro scrittore nel primo tomo dell'Almanacco d'economia per Granducato di Toscana a pag.91 dice su questo proposito quanto appresso: 'Ai tempi del Granduca Cosimo I era un segreto da pochissimo conosciuto, il vincer la durezza del porfido, e quasi a lui si attribuiva la notizia di lavorarlo. Ora è comune in Roma, ed il altri paesi d'Italia, tra' quali Firenze, dove il sig. Alessandro Moreni, Regio Fonditore, ne fa di bellissimi lavori a forza d'acqua. Son già parecchi anni, ch'egli inventò, e costruì, un'ingegnosa macchina, la quale collo stesso meccanismo fa in un medesimo tempo più operazioni, come tirare il fil di ferro, trapanar cannoni, vuotar mortai, ec. ed è posta alla sua villa di Quinto, luogo copioso d'acque. Ivi dunque sono stai lavorati quattro bellissimi vasi etruschi, due in porfido e due in granito egiziano rosso, alti ciascheduno un braccio e mezzo e larghi 11 soldi e di tre pezzi l'uno, all'eccezione di uno solo in porfido, ch'è di quattro; di più diverse tabacchiere, ed un calamaio con tutto il suo finimento, tirati all'ultima sottigliezza'".Filippo Canalihttp://www.blogger.com/profile/08933648491513622875noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8314099521234647983.post-46361553429885263682010-08-30T12:30:00.002+02:002010-08-30T12:39:02.398+02:00la famiglia SalimbeniEcco quello che racconta Wikipedia della famiglia Salimbeni, con il curioso aneddoto della loro fortuna fatta come mercanti: "Agli inizi del Trecento Bartolino Salimbeni, membro di una delle più ricche e gloriose famiglie di Siena, decise di trasferirsi a Firenze per praticare il mestiere della mercatura (commercio e prestito di denaro). Essendo ancora vivo il ricordo della sconfitta fiorentina della Battaglia di Montaperti (1260) ed anche della sofferta cacciata dei ghibellini, i suoi discendenti pensarono bene di cambiare il cognome in Bartolini, omettendo lo scomodo gentilizio che ricordava una delle maggiori famiglie ghibelline di Siena. Si dedicarono con successo alla produzione ed al commercio della lana, arricchendosi fortemente. Nel 1432 Lorenzo Bartolini Salimbeni partecipò alla campagna di Lucca contro Milano e Siena ed al suo ritorno in città commissionò a Paolo Uccello il famoso trittico della Battaglia di San Romano (1438 circa), che qualche decennio dopo fu chiesto con insistenza ai suoi discendenti da Lorenzo il Magnifico, i quali finirono per venderglielo per farglielo appendere nella sua camera in palazzo Medici. Nel XV secolo poi il cognome verrà raddoppiato riprendendo anche l'antico nome dei Salimbeni. La scaltrezza nei commerci è uno dei capisaldi della famiglia, tanto che essa scelse come proprio motto Per non dormire, fatto che, secondo un aneddoto, è da ricondursi ad una vicenda durante la quale un Bartolini, mercante in una piazza europea, ingannò i mercanti rivali invitandoli a un banchetto ed offrendo loro pietanze soporifere, che gli permisero poi di accaparrarsi senza rivali una partita di merce particolarmente vantaggiosa. L'insegna familiare per questo riporta anche tre papaveri entro un anello. Il motto Per non dormire piacque a Gabriele D'Annunzio che lo volle fare suo. Giovanni Bartolini Salimbeni fu l'esponente della famiglia che, agli inizi del XVI secolo, volle dare lustro e prestigio alla sua casata facendosi costruire un grandioso palazzo, che si sarebbe andato ad aggiungere ai possedimenti del Palazzo di Valfonda ed al Palazzo Bartolini di via Porta Rossa. Davanti alla basilica di Santa Trinita (dove la famiglia aveva la cappella fatta affrescare da Lorenzo Monaco), Giovanni incarica così Baccio d'Agnolo di costruire il più bel palazzo mai edificicato a Firenze: Palazzo Bartolini Salimbeni. Baccio d'Agnolo sperimentò soluzioni architettoniche così innovative per Firenze (siamo negli anni 1520) da essere inizialmente molto aspramente criticate: sembrava un vero fiasco, tanto che alcune decorazioni furono tolte (e fu anche aggiunta la scritta sul portale Carpere promptius quam imitari, cioè "È più facile criticare che imitare"), ma alla fine si rivelò uno dei modelli più copiati per l'architettura residenziale dei secoli a venire. Nel Palazzo di Gualfonda poi i Bartolini Salimbeni possedevano uno dei più bei giardini privati di Firenze, a detta dei cronisti dell'epoca degno di una reggia, che fu però presto venduto dalla famiglia, già dopo la morte di Giovanni; oggi non ne rimane quasi nessuna traccia, dopo che il suo terreno è stato confiscato nell'Ottocento per costruire la Stazione Maria Antonia, poi la Stazione di Santa Maria Novella. Nei tempi del principato la famiglia godé di un periodo di relativa calma e stabilità economica. Ai primi del Settecento il condottiero Giovan Battista Bartolini Salimbeni ottenne per la sua casata il titolo di marchese dall'Imperatore Carlo VII. Il palazzo in Santa Trinita fu invece abitato dai discendenti dei Bartolini Salimbeni fino agli anni Trenta dell'Ottocento, prima di essere venduto".Filippo Canalihttp://www.blogger.com/profile/08933648491513622875noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8314099521234647983.post-71210620551760711462010-08-26T20:34:00.003+02:002010-08-26T20:37:35.744+02:00La strada poderale all'interno della proprietà dei Tognozzi Moreni crocevia degli itinerari etruschi nel nostro territorioCogliamo l'occasione per ringraziare Grazia Ugolini che nel suo libro "testimonianze archeologiche a Sesto Fiorentino" ci permette di valutare compiutamente l'importanza dei possedienti della villa Tognozzi Moreni nel territorio sestese: "L'impianto viario in epoche antiche, doveva avere in pianura percorsi di collegamento che erano utilizzati soprattutto da pescatori, commercianti fluviali e pastori. A quota superiore erano tracciati percorsi di crinale secondario o di mezza costa: oltre ai percorsi di collegamento tra gli insediamenti. Probabile che uno dei tracciati più importanti collegava, da una parte, Poggio del Giro con le tombe monumentali della Mula e della Montagnola e dall'altra parte con le tombe comuni di Castellina – Palastreto, mantenendosi sempre in quota secondo un percorso di mezza costa il più agevole e rapido. Su alcuni documenti dei primi del 1900 è segnata una strada poderale nella proprietà Tognozzi - Moreni denominata "via dei morti" o "via del poggio" toponimi identificati con Poggio del Giro e Palastreto, come fulcro di zone sacre e cimiteriali. Il tracciato locale si allacciava, presumibilmente, ad un tracciato principale che attraversava il Ponte alle Volpi e proseguiva oltre, in due direzioni opposte: in un senso verso Fiesole e nell'altro verso l'abitato all'incrocio dei due fiumi il Marina ed il Bisenzio, per poi dividersi in due rami uno che andava verso Artimino e uno verso il Mugello per proseguire verso Marzabotto e Felsina".Filippo Canalihttp://www.blogger.com/profile/08933648491513622875noreply@blogger.com2