La famiglia era originaria del contado di Calenzano e si inurbò a Firenze con il notaio ser Giovanni Ginori, andando ad abitare nella zona di San Lorenzo, dove nascerà il loro principale palazzo, che ancora oggi dà il nome a via de' Ginori. Furono mercanti ed ebbero banchi in proprio che prestavano denaro in tutta Europa tramite varie filiali. Non mancarono le cariche politiche e nel secolo XV Gino di Giovanni venne eletto priore. Gabriello di Piero (nato nel marzo 1450) fu il primo ad ottenere un titolo nobiliare, divenendo prima consigliere di Ludovico il Moro e poi conte palatino da Massimiliano I d'Asburgo. Durante la presa di potere dei Medici i Ginori ne furono alleati, seppure tenendone le distanze. Più importanza assunse la famiglia durante il Ducato, prima, e il Granducato poi. I figli di Pietro Ginori, sposato a Maddalena Strozzi, divisero il casto in due rami: Gino, che tenne il titolo comitale e fu il capostipite dei Ginori Conti, e Leonardo, che fu il capostipite dei Ginori Lisci, che in seguito ottenne il titolo di marchesi. Leonardo Ginori era sposato a Caterina Soderini, la donna che fu usata come esca da Lorenzino de' Medici, che era figlio di sua sorella Maria, nell'agguato dove perse la vita Alessandro de' Medici. Carlo di Leonardo fu priore nel 1513 e gonfaloniere di giustizia nel 1527, oltre che mecenate. Nella seconda metà del Cinquecento i Ginori ingrandirono il palazzo di famiglia, scambiando una proprietà con lo scultore Bartolomeo Ammannati. Pure figlio di Leonardo e fratello quindi di Carlo fu il condottiero Bartolommeo Ginori, di imponente costituzione fisica, che pare fece da modello al Giambologna per il Ratto delle Sabine. Nel XVIII secolo il marchese Carlo Ginori fu un importante uomo politico nella delicata fase di transizione che vide il passaggio del potere in Toscana dai Medici ai Lorena, oltre che un vulcanico imprenditore, noto soprattutto per aver fondato nel 1735 la Manifattura di porcellane di Doccia nella tenuta della sua villa presso Sesto Fiorentino. Nel 1738 ottenne il titolo di marchese in premio ai suoi servigi ed alla sua attività imprenditoriale. Suo figlio Lorenzo continuò l'opera del padre, curando la manifattura di porcellane (dal 1758 al 1791) e portandola ad essere una delle più importante e rinomate d'Europa, con una qualità artistica che poteva rivaleggiare con Meissen e Vienna. Seguirono alla direzione Carlo Leopoldo Ginori (1792-1837), Lorenzo Ginori (1838-1878) e Carlo Benedetto Ginori (1879-1896), che fuse la società con la Richard di Milano dando origine alla Richard-Ginori. Nel XIX secolo lavorò per la manifattura Ginori il padre di Carlo Lorenzini, detto Collodi, l'autore di Pinocchio. Il ragazzo venne ospitato nel palazzo Ginori di via de' Rondinelli, come ricorda una targa sulla facciata dell'edificio. Importanti uomini politici furono i senatori Piero Ginori Conti e Lorenzo Ginori Lisci, quest'ultimo anche sindaco di Firenze. Nel XX secolo fu un importante letterato e storico dell'arte Leonardo Ginori Lisci.
Albero Genealogico:
Il capostipite dell'attuale famiglia Ginori Lisci è Gino di Benvenuto da Calenzano, notaio. Nella prima metà del XV secolo, i Ginori consolidarono le loro fortune finanziarie e politiche con Piero di Francesco di Gino (1362-1440). Leonardo di Francesco nel 1464 sposò Maddalena di Antonio Martelli dalla cui unione nacquero Carlo e Bartolomeo; Carlo fece riedificare l'attuale palazzo di famiglia, il figlio di Bartolomeo, Leonardo, sposò Caterina di Leonardo Soderini. Il figlio Leonardo a sua volta si unì a Clarice Guicciardini: dal loro matrimonio nacque Carlo (1625-1696) che riassestò le finanze di famiglia, ricoprì cariche pubbliche importanti fino ad essere nominato senatore nel 1677, magistrato e capocaccia del cardinale Carlo de' Medici. Lorenzo di Carlo (1647-1710) andò a commerciare a Lisbona dove fu console della nazione fiorentina, nel 1689 fu provveditore alla dogana di Livorno, e rivestì numerosi incarichi pubblici. Suo fratello Leonardo (1648-1716) fu pievano di S. Piero in Bossolo; Giuseppe di Carlo (1655-1736), fu cavaliere e soprintendente dell'Ordine di S. Stefano, senatore, segretario delle Tratte e ministro dello Scrittoio delle Possessioni. Carlo Andrea di Lorenzo (1702-1757) fu il personaggio più ragguardevole della famiglia tra la fine del principato e l'inizio della reggenza lorenese. Molti i suoi titoli onorifici, numerosi gli incarichi di governo: entrò nel Consiglio di Reggenza dove, come rappresentante dell'opposizione al conte di Richecourt, fu allontanato da Firenze con la nomina a governatore della città, del porto e capitanato di Livorno (1746). Acquistò la tenuta di Cecina dalla casa di Lorena, il marchesato di Riparbella, cui unì altri possessi per costituire il feudo per ottenerne l'investititura: dopo l'abolizione del feudi nel 1749 mantenne solo il titolo marchionale, e vi aggiunse quello di conte di Urbech. Il nome di Carlo Ginori è legato a numerose imprese produttive e commerciali: la bonifica del cecinese, la fondazione della manifattura delle porcellane di Doccia (1737) la cui attività fu continuata dai suoi figli. Dal matrimonio con Elisabetta Corsini nacque Lorenzo (1734-1791), sposo di Francesca Lisci che portò in dote le proprietà nel volterrano e l'archivio di famiglia. Erede del patrimonio e del nome Lisci dal 1814 fu Leopoldo Carlo (1788-1837), politico, scienziato, viaggiatore in tutta Europa per proprio conto e per il Granduca; questi sposò nel 1821 Marianna di Paolo Garzoni (1802-1862) da cui nacque Lorenzo (1823-1878), sindaco di Firenze nel 1868. Marianna aveva acquisito il cognome Venturi dal cavalier Ippolito che aveva adottato sua madre, Caterina Colon. Il secondogenito di suo figlio Lorenzo, Ippolito, ereditò così nome e patrimonio dei Venturi dando origine alla famiglia Venturi Ginori Lisci. Carlo Benedetto di Lorenzo Ginori Lisci (1851-1905) fu deputato al Parlamento del Regno, direttore dell'Istituto di belle arti, della Scuola di Architettura e costituì la Società ceramica Richard-Ginori nel 1896. Il figlio Lorenzo (1877-1960) pioniere dell'automobilismo, senatore, ebbe Leonardo (1908-1985), storico cui si deve anche parte dell'attuale ordinamento dell'archivio di famiglia, attualmente proprietà di suo figlio Lionardo Lorenzo.
Lo stemma Ginori ha tre stelle azzurre su banda d'oro in campo azzurro. Nel 1442 Antonio di Giuliano vi aggiunse un giglio d'oro nel capo in quanto priore per concessione di Renato d'Angiò, che venne mantenuto da molti suoi discendenti. La famiglia ha due motti, che alludono alle tre stelle. Uno è "Omne trinum perfectum" (tutto ciò che è trino è perfetto) e l'altro è "Pulchrius lumine trino?" (Cos'è più bello della triplice luce?).
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