Sesto Fiorentino è una delle Città della Porcellana. Qui è stata fondata la Manifattura delle Porcellane di Doccia, oggi Richard Ginori 1735. E' il luogo dove Pinocchio è stato scritto ed ambientato. Sesto Fiorentino è una città ricca di storia, di personaggi illustri, di arte, di architettura ma qualcuno sembra essersene dimenticato. Proviamo a ricordarlo a tutti...
venerdì 5 marzo 2010
Gli Ughi di Toscana e la bandiera U.S.A.
Nella foto: lo stemma di Ugo di Toscana nella Badia Fiorentina.
A questa famiglia appartenne anche il poggio fuori porta San Gallo, denominato "mons Ugonis" per questo motivo, oggi ormai conusciuto da tutti con il nome di Montughi. Il capostipite della famiglia fu Ugo (od Ugone), marchese di Toscana. Fino al 1292 gli Ughi ebbero cariche politiche, poi svolsero professioni giuridiche. Alamanno Ughi divenne marchese nel 1782 e, dopo le nozze di Minerva Ughi e Orlando Lorenzi, la famiglia si estinse. Ugo di Toscana (o di Tuscia), detto a volte Il Grande, (950 circa – Pistoia, 21 dicembre 1001) fu margravio di Toscana dal 970 circa fino alla sua morte e duca di Spoleto e Camerino dal 989 al 996. Era figlio di un figlio naturale del re d'Italia, Ugo d'Arles, Uberto di Toscana (?-970), il quale fu anche lui per un certo periodo Duca di Spoleto, e di Willa di Toscana, una delle figlie di Bonifacio I di Spoleto.Si sposò con una certa Giuditta ed ebbe una figlia. Sembra che il padre abdicò, per cui Ugo gli succedette, come marchese di Toscana, prima del 970. Egli decise di spostare la sua residenza da Lucca a Firenze, dando un primo riconoscimento dell'ascesa economica e politica della città sull'Arno. Durante il regno dell'Imperatore Ottone III fu uno dei consiglieri più ascoltato, per le questioni italiane. In quel periodo divenne duca di Spoleto, ma dopo il 994, anno in cui Ottone III cominciò a governare in prima persona, forse si impaurì dal vasto potere di Ugo, nell'Italia centrale, e nel 996, pur essendo go uno dei suoi più fedeli sostenitori, lo privò di Spoleto in favore di Corrado di Spoleto. Ancora accompagnò l'imperatore nella sua nuova discesa in Italia e nell'anno 1000 era comandante delle truppe imperiali con il cugino di Ottone il futuro imperatore, il duca di Baviera, Enrico. Nel 1001 i Romani si ribellarono a Ottone e lo assediarono nel suo palazzo romano e chiusero le porte della città impedendo di entrare in Roma con le truppe ad Ugo ed Enrico, che dopo tre giorni trattarono la liberazione di Ottone, che avrebbe preferito combattere. Ottone dovette uscire da Roma e molto probabilmente Ugo fu allontanato dalla corte imperiale. Ugo morì, in quello stesso anno (1001) a Pistoia ma venne sepolto a Firenze presso la Badia Fiorentina, fondata da sua madre. Più di quattro secoli dopo Mino da Fiesole gli scolpì un monumento funebre. Nell'ultimo periodo del suo governo in Toscana, si prodigò, come aveva già fatto la madre, alla cura e all'accrescimento di vari istituti religiosi, con numerose donazioni, che vennero confermate dai suoi successori. La sua biografia fu arricchita di numerose leggende nel tempo e Placido Puccinelli scrisse una Istoria delle eroiche azioni di Ugo il Grande (1664), visto come principe pio e di alto valore morale. Ugo da Giuditta ebbe una figlia: Willa (?-?), che fu benefrattrice del monastero di San Michele Arcangelo presso Massarosa nel 1025, e probabilmente fu moglie di Ardicino, figlio del re d'Italia, Arduino d'Ivrea. La stessa Badia Fiorentina fu fondata come parte di un monastero benedettino (da cui il nome badia che significa abbazia) nel 978 dalla madre del marchese Ugo di Toscana, Willa di Toscana. Ugo, divenuto marchese di Toscana, accrebbe con grande munificenza le donazioni della madre e il suo ricordo è stato perpetuato nei secoli, tanto che ogni 21 dicembre viene ancora celebrata una messa per il nobile benefattore, detto da Dante il Gran barone: sulla sua tomba posto un cuscino di fiori bianchi e rossi (i colori del suo stemma) e celebrata all'altar maggiore una messa solenne di suffragio con la partecipazione di popolo e autorità. Grazie ad altre ingenti donazioni ed anche ai privilegi concessi da papi e da imperatori, l'abbazia acquistò o ereditò varie proprietà ad essa circostanti, ove aprirono le loro attività cartolai, miniatori, legatori, librai, che connotarono la zona con una produzione legata alla realizzazione di libri e pergamene. Nel 1071 fu annesso un ospedale al convento. Fra le attività dei monaci c'era anche la viticoltura, come suggeritoci anche dal nome della vicina Via della Vigna Vecchia. Il marchese ebbe come insegna uno scudo «di rosso a tre pali d'argento» ricordata anche da Dante nella Divina Commedia, canto XVI del Paradiso: « Ciascun che della bella insegna porta/del gran barone il cui nome e il cui pregio/la festa di Tommaso riconforta,/da esso ebbe milizia e privilegio; ». In seguito l'insegna fu portata, con alcune variazione da diverse famiglie nobili fiorentine. Il suo stemma divenne così importante che, si racconta, Filippo Mazzei, il massone italiano che importò la vigna in Virginia e che aiutò nella stesura della Costituzione amiricana, entrato in contatto in Inghilterra con i padri fondatori statunitensi, massoni come lui, propose proprio l'accostamento di colori bianco e rosso, da inserire nella bandiera U.S.A..
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Lapo è forse una specie di sinonimo di Filippo? Perché il Mazzei di Poggio a Caiano, amico di Jefferson e di altri 4 presidenti americani, mi risulta che si chiamasse Filippo...
RispondiEliminaVedi "Filippo Mazzei, un tocsano amico di cinque presidenti Usa
M'è scappato il commento senza i ringraziamenti per la bella foto della badia e dello stemma di Ugo (volto a bandiera, di sette fasce bianche e rosse alternate, dovrebbe essere LA BANDIERA della Toscana, molto più bella, E PIU' VERA!, di quel brutto canovaccio da cucina gigante, con le sue brave bande rosse e quel mostriciattolo della Mobil Oil Co. di un grigio deprimente, colore peraltro che in araldica non esiste nemmeno; anche ignoranti, in Regione), e soprattutto senza i miei complimenti per il bel sito e i migliori auguri per il futuro.
RispondiEliminarredini
Ringraziamo il lettore che ci ha segnalata la svista a cui abbiamo prontamente provveduto. E grazie per i complimenti
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