Se dal 1735 al 1737 praticamente non esiste nessun documento (solo in data 20 aprile 1737 si registra un pagamento ad uno "scalpellino per la costruzione di una fornace...") la suddivisione delle collezioni in cinque periodi consente di ricostruire la storia delle evoluzioni artistiche del gusto nel tempo. Al "I periodo - Carlo Ginori 1735 - 1757" appartengono, fra l'altro, le porcellane decorate "a stampino", che rappresentano prevalentemente ciocche o mazzetti di foglie e fiori; c'è poi "il galletto", uno dei decori più conosciuti e ripetuti a Doccia: si tratta di due galli di profilo che combattono su dei massi, con uno sfondo composto da uno o più alberi con rami intrecciati.
Carlo Ginori, dopo attente ricerche, si impegnò in una serie di ragguardevoli iniziative, come ad esempio l'avviamento delle pesca del corallo in Toscana e la fondazione a Cecina, nei pressi di Livorno, tra il 1735 e il 1740, di una comunità agricola, comerciale e manifatturiera, nella quale venivano proposti interessanti prevvedimenti sociali, come la costruzione delle abitazioni per i dipendenti. Il 21 luglio 1737 dal forno della Manifattura esce la prima "cotta", quasi sicuramente di maiolica, grazie all'opera di un fornaciaio romano, Francesco Leonelli, che già nel 1738 abbandonerà Doccia. Sempre nel 1737, scomparsol'ultimo maschio dei Medici, Gian Gastone, Carlo Ginori viene incaricato di condurre a Vienna la delegazione fiorentina che doveva rendere omaggio al nuovo Granduca, Francesco Stefano di Lorena. Grazie all'amicizia con il Capo per il Consiglio di Stato della Toscana, il barone Carlo di Pfutschner, presenta al nuovo sovrano una privativa per la produzione della porcellana nei territori del Granducato, ma non la ottiene. Intanto però all'interno della fabbrica si continua ad assumere: in particolare lo scultore Gaspero Bruschi, che per molto tempo sarà uno dei principali artefici della fabbrica e istruttore presso la scuola di disegno e pittura interna alla fabbrica in un primo tempo affidata a giovane pittore Angelo Fiaschi, che lavorerà per Ginori fino al 1763. Sempre nel 1737 Ginori assunse al suo servizio due alamanni, il fornaciaio Giorgio delle Torri ed il pittore e doratore Carl Wendelin Anreiter von Zinrnfeld, il primo impiegato presso la fabbrica Du Paquier, il secondo attivo come hausmaer, cioè a domicilio. Giunti a Doccia pochi mesi dopo fu proprio grazie ai loro consigli che iniziarono ad arrivare a Colonnata le terre del Veneto impiegate anche dai Vezzi. Furono realizzate migliorie nei forni: Giorgio delle Torri fu creato un fornacino, mentre per l'Anreiter si pensò ad un fornello per il piombo impiegato nelle vernici ed altri fornellini per i colori. Nel 1739 entrò in funzione una fornace per la porcellana la cui produzione divenne stabile dal 1940. Tra i maggiori collaboratori della manifattura spiccano le personalità quali Giovanni Gori, specialista delle fornaci e della tecnica dell'invetritaura, l'abilissimo tornitore Jacopo Fanciullacci, di provenienza locale, ma istruito dallo stesso Delle Torri come addetto alla composizione ed alla cottura della porcellana, che fu mandato in Veneto appositamente per visitarne le cave ed acquisire le terre più appropriate, Karl Anreiter che introdusse schemi internazionali di maggiore successo ed il figlio Anton, della cui opera in questa fabbrica rimangono due fruttiere: una conservata al museo delle porcellane di Sesto Fiorentino e un altra nella raccolta Ginori Lisci di Firenze. Inoltre tramite la sua influenza compare a Doccia in quegli anni il bassorilievo istoriato, un genere ornamentale alquanto singolare. Terre diverse iniziarono ad arrivare da varie località della penisola: dall'Isola d'Elba il bolo di Rio, a Montecarlo di Lucca Ginori acquistò le cave di Poggio Baldini. Ecco così che nacquero tre tipi di porcellane diverse: una dal corpo accentuatamente bianco fatta con le terre di Venezia, una più perlata grazie alle terre dell'Isola d'Elba, infine una terza più scura che virava al grigio di terra montecarlese. Si diede, così, inizio alla creazione di placchette cinquecenteschi. Nel 1746 all'interno della fabbrica erano all'attivo ben dodici pittori di porcellane. Nascono le pregiatissime tabacchiere furono opera di giuseppe Romei. La richiesta di quest'oggetto era molto elevata data l'uso di fiutare il tabacco diffusasi nella prima metà del Settecento. La loro diffusione inoltre era molto curata dallo stesso marchese Ginori, che dovette aprire un nuovo reparto, il laboratorio degli argenti, per la realizzazione in particolar modo delle cerniere in argento. Dopo il periodo delle tabacchiere si passò a quello dei plastici fra cui "le quattro stagioni" e "le maschere della Commedia dell'arte". Per motivi commerciali furono abbandonati i grandi plastici, preferendo i motivi mitologici. Nella manifattura Ginori tali plastiche erano denominati "caramogi" per indicare una persona sciocca o deforme. Nel 1750 circa nasce il cosiddetto "masso perfetto di Doccia", fatto da cento libbre di terra di Venezia, cioè caolino, duecento libbre di smeriglio, una varietà granulare di corindone contenente ematite e magnetite, e dodici libbre e mezzo di terra di Vienna, un altro tipo di caolino giunto a Doccia dal 1748. Questa era la porcellana più fine che fosse stata mai prodotta a Doccia, mentre nello stesso tempo se ne produceva anche un'altra più gorssolana per la produzione di grandi statue, fatta con terra di Montecarlo e con una scarsissima aggiunta di quella di Venezia. Il primo periodo della manifattura Ginori risultò essere particolarmente fiorente, grazie alle scelte oculate e abili del marchese Ginori.
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