mercoledì 4 novembre 2009

II periodo: Lorenzo Ginori 1758-1791


Il "II periodo - Lorenzo Ginori 1758 - 1791" è contraddistinto dal "biscuit" (la porcellana bianca non verniciata che era di moda in Francia), e dall'inizio dello stile Neoclassico. Le decorazioni, pur rimanendo simili a quelle del primo periodo, si moltiplicano in varietà e tipi tanto che negli anni Ottanta venivano prodotti 53 differenti serviti da caffè; nuove sono quelle "a rosellina", creato a seguito di decori di Sévres divenne un pregio e un marchio di prestigio ed anche oggi tale decoro è ricercatissimo, "a fiori e frutta sparse" e "a vedute", cioè medaglioni con vedute di città come Firenze, Roma e Napoli. Dopo la morte di Carlo Ginori, la manifattura viene ereditata dai tre figli, Bartolomeo, Giuseppe e Lorenzo; la gestione dell'impresa viene assunta da quest'ultimo che dei tre figli era il primogenito, ed anche l'unico ad aver superato la maggiore età. Lorenzo Ginori possedeva un grande intuito economico e finanziario che compensava le sue conoscenze scientifiche, tipiche invece del padre. Egli riuscì infatti nel primo anno a portare all'attivo il bilancio della fabbrica che fino ad allora era stato sempre deficitario. In particolare riesce a rinnovare la privativa ventennale sulla porcellana, che di fatto fece chiudere la fabbrica aperta in concorrenza dal fratello Giuseppe a San Donato in Polverosa nei pressi delle Cascine. Gli operai "traditori" fuoriusciti dalla Manifattura di Doccia non furono integrati e molti si trasferirono a Napoli presso la fabbrica di Ferdinando IV di Borbone, e tra questi anche Giuseppe Bruschi. In seconda battuta Lorenzo traccia un'analisi tecnica e finanziaria della fabbrica grazie al contributo di un piano economico fatto dal lorenese Johannon de Saint Laurent. Con Lorenzo la fabbrica si avvierà ad una serire di innovazioni, fra cui sale più ampie per le raprresentanze, ove sovente veniva visitata dai nobili che erano i maggiori acquirenti. Eseguirà inoltre una serie di viaggi in europa alla scoperta di nuovi giacimenti minerari e colorifici. Nel 1743 Giorgio delle Torri decide di lasciare la fabbrica, nel 1746 Carlo Ginori viene nominato Governatore di Livorno ed allontanato da Firenze per contrasti politici con il reggente straniero di Firenze, il conte di Richecourt. Nasce così all'interno della fabbrica la figura del Ministro, un odierno direttore, che in un primo tempo sarà Giovan Battista Nobili, uomo di fiducia del Marchese. Ma a sistemare tutti i problemi ecco arrivare la figura dell'allievo di Delle Torri, quel Jacopo Fanciullacci, nominato ministro della fabbrica dal 1748, pochi mesi dopo l'investitura del Nobili che si recherà nel vicentino per dirigere personalmente la selezione delle terre estratte nelle cave del trentino. Parallelamente a questa prosperità non tardarono a comparire numerosi contrasti fra fratelli che culminarono nell'acquisizione totale della fabbrica da parte di Lorenzo. Successivamente contribuirono numerosi fatori esterni al rallentamento dell'attività della ditta. La decadenza del rococò, nella seconda metà del XVIII secol,o contribuì in modo determinante a diminuire gli interessi del pubblico nei confronti della porcellana, che a questo stile era molto legata. La ditta fu costretta ben presto ad abbassare i costi e a produrre articoli meno grandi e costosi . Dalla relazione del Saint-Laurent si evince comunque l'abilità ed i nuovi modi nella preparazione della porcellana. In particolare nell'approntamento del "masso nuovo" si usava lo smeriglio bianco della Lunigiana, il tarsio di Fivizzana, la terra di Venezia e cioè caolino di Schio o del Tretto, importato da Vicenza, e la terra di Vienna, caolino costosissimo proviente per la maggior parte dalle cave di Karlsbad. Per la vernice che veniva stesa sopra per renderlo lucente ed impermeabile si usava smeriglio e la terra di Venezia e di Vienna, con le quali veniva fatto un marzacotto in un crogiolo nella fornace della porcellana, al quale era aggiunto del marmo bianco, prima di sottoporre tutto ad una ulteriore macinatura. Nella fornace della maiolica si effettuavano tre operazioni diverse: la biscottatura della maiolica e della porcellana e nel fornaciotto, cioè la parte più alta e meno calda del forno, venivano cotti i pezzi di porcellana dipinta di più grosse dimensioni. Nella fornace della porcellana si cuocevano infine i pezzi che avevano già subito la verniciatura. La terza ed ultima cottura, che avveniva dopo la decorazione pittorica su un numero assai limitato di pezzi, avveniva nel fornaciotto per i pezzi più imponenti o nella fornace della pittoria per il resto. Due nuove fornaci furono costruite nel 1769, mentre arrivavno nuovi campioni di terre da Passau in Baviera, ed i lavoratori della Manifattura intanto erano arrivati a cento. Dopo il viaggio di Bartolomeo Ginori a Sevres e a Limoges del 1773, dove erano state scoperte le cave di Saint Yrieix, arrivarono a Doccia anche campioni delle terre di Francia, cui seguì nel 1782 un notevole quantitativo di masso francese, ovverosia terre già mescolate nelle dovute proporzioni pronte per essere lavorate.

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