domenica 31 gennaio 2010

66° anniversario del bombardamento del collegino di Colonnata

Il comune di Sesto Fiorentino e la Consulta Comitato Unitario Antifascista Domenica 7 febbraio prossimi commemoreranno il 66° Anniversario del bombardamento del Collegino di Colonnata con il seguente programma: ore 11,00 deposizione di corona al Monumento; ore 11,30 deposizione di corona al Tabernacolo con l'intervento di Gianni Gianassi, Sindaco di Sesto Fiorentino; ore 12 santa messa in suffragio dei caduti alla chiesa di San Romolo a Colonnata.

venerdì 22 gennaio 2010

Al via un convegno su Firenze, Sesto ed i Lorenzini


In questi giorni accanto allo sviluppo del "Cammino di Pinocchio" cercherò attraverso i post, di aggiornarvi anche su un'avventura "pinocchiesca" che mi sta particolarmente a cuore, sperando che i miei "venticinque lettori" appoggeranno in due modi: con la loro presenza "fisica" e con i commenti che vorranno lasciare sul blog.
Nella foto: L'osteria del Gambero Rosso nell'illustrazione di Carlo Chiostri.
Sabato 13 febbraio dalle 9,30 alle 12 si svolgerà presso la Biblioteca Pubblica "E. Ragionieri" di Sesto Fiorentino in via Fratti 1, il convegno "Sesto, Firenze ed i Lorenzini" organizzato dalla Pro-Loco di Sesto Fiorentino e a cui io relazionerò. Cercherò per quanto possibile di tenere il blog aggiornato su questo evento chiedendo a tutti di partecipare numerosi per far vedere che anche i sestesi ci "tengono" a valorizzare un progetto che possa portare la loro città alla ribalta nazionale.
Per adesso hanno dato la loro conferma la curatrice del Museo Richard Ginori di Doccia Oliva Rucellai, la professoressa di Scienze della comunicazione Roberta Turchi specializzata in storia di Pinocchio, il delegato alla cultura di Sestoidee Massimo Rollino, il presidente della UISP Piana Paolo Masi, la commissione cultura del Quartiere 5 di Firenze. Tanti nomi quindi che renderanno sicuramente interessantissimo l'evento soprattutto per chi volesse saperne di più su Pinocchio, e la lista, visto l'interessamento, potrebbe allungarsi ancora con altri nomi di spicco.

mercoledì 20 gennaio 2010

Ancora sul Collegino


Nella foto: Sotto alla lapide di Doccia che commemora i nomi dei caduti nella strage del Collegino, ne è stata aggiunta una seconda con i loro nomi.
Oggi per la prima volta da quando ho aperto il blog ho superato i mille contatti mensili, segno che il sostegno dei miei "venticinque lettori" di manzoniana memoria, si sta facendo sempre più intenso, spero, per gli argomenti che sono andato a trattare. Ecco quindi che in attesa di concludere la storia della Villa Gerini, voglio cogliere l'occasione per segnalare un altro "pezzo" di storia locale sulla strage del Collegino, che tanta commozione ha suscitato in tanti. Nel suo libro "Una chiesa, una storia", il pievano benemerito di San Martino Don Silvano Nistri, (all'epoca della stesura proprio parroco a San Romolo), ha voluto ricordare quanto raccontò Don Ezio Giovannini molti anni dopo la strage. Don Ezio era il parroco mandato nel '43 dalla Marchesa Maria Teresa Gerini, che aveva data disponibilità alla Congregazione di don Orione per aprire a Colonnata un rifugio per ragazzi poveri. Colonnata in quegli anni di guerra aveva già tanti immigrati e sfollati, e molte famiglie povere erano state sistemate dal Comune in via dei Logi. Tutto concordato Don Ezio fa chiamato a Colonnata da Ortonovo di La Spezia: arrivato a maggio già a settembre era in grado di far partire il collegio. La gente lo ricorda come un romagnolo espansivo tutto cuore, popolare e concreto, senza vizi intellettualistici e sano come un montanaro. A settembre arrivarono anche Don Nazareno Malfatti e un tirocinante di 20 anni: Teofilo Tezze. I ragazzi che arrivarono andavano alla scuola di Quinto e dormivano nel collegio, in lettini di legno tutti uguali, senza le reti, con le materasse di crine. I ragazzi avevano zoccoli di legno fatti da Mutolino, che abitava all'Infernino e padre di uno dei bambini che morì nel combattimento. I Gerini provvedevano con patate, qualche prosciutto, un po' di grano per integrare il pane della tessera. Al resto provvedeva l'ingegner Merlini, uno dei massimi esponenti dell'epoca alla Richard-Ginori, che ben presto divenne amico e "protettore" del collegino. Fu lo stesso Don Ezio che prese i primi contatti con la Resistenza, facendo del Collegino uno dei punti "fidati" sul territorio. In merito a quell'8 febbraio 1944 il libro di Don Silvano ricorda: "la giornata organizzata come sempre: i ragazzi a scuola, due dei più grandi con don Ezio a Sesto. 'Arrivavano dalla Romagna dei carichi di patate e andavamo con un carretto a fare un po' di provvista. Uno dei ragazzini piccoli rimase a casa perché si sentiva male, insieme a Tezze e alle due suore addette al servizio'. L'allarme suonò prima delle undici. Tezze andò a prendere i ragazzi a scuola e si incamminò con loro verso casa, lungo via XX settembre. E' difficile ricostruire la meccanica della tragedia. Una squadriglia di aerei volava a bassa quota; c'è chi dice che avessero avuto segnalazione del levarsi in volo di caccia tedeschi e che si alleggerirono del carico di bombe rimaste, senza uno scopo preciso... I ragazzi erano già di fronte al cancellone della fabbrica. Perché si diressero verso via delle Porcellane anzichè in senso opposto, o verso il rifugio della fabbrica? E' difficile dire a quale istintiva reazione si obbedisca in istanti di panico come quelli. Fatto sta che quattro o cinque bombe caddero tra il muro perimetrale della Vecchia Doccia ed il parco della villa Gerini lungo la strada. Erano le 11,20 (...). il corpo di Tezze apparve subito come sezionato, con una larga ferita alla fronte: teneva la mano di Alduccio Coletti, il più piccino, ed un altro gli era avvinghiato addosso. Una suora, semisvestita dallo spostamento d'aria, era rincantucciata sotto un albero come inebetita, l'altro ragazzo rimasto in casa, terrorizzato, cercava di mettersi i pantaloni senza riuscirci. 'Dei 23 ragazzi che erano con Tezze solo Ragionieri Marcello e Toccafondi Luciano erano vivi: Ragionieri aveva una scheggia nell'intestino e morì poco dopo di peritonite; Toccafondi, con il corpo semiaperto dalle schegge, fece in tempo a dirmi - Padre, ho sete - e mi morì in braccio' (...). Era rimasto il bambino malato e Dino che si era fermato ad allacciarsi una scarpa; e un terzo momentaneamente a casa, e i due più grandi che erano andati con Don Ezio a Sesto: 23 su 28, più il chierico Tiezze, morirono tutti insieme (...). Il comando tedesco chiuse la strada bloccando praticamente l'accesso e per quattro giorni i pompieri della Richard-Ginori frugarono dappertutto alla ricerca dei bambini. Resti di vestiti, addirittura brandelli di carne furono trovati a duecento metri di distanza... Di tre bambini non fu trovato niente. Anche il riconoscimento di quei pochi resti dilaniati, fu di una pena estrema. 'Bellò Oscar fu solo riconosciuto al quarto giorno dal suo fratello maggiore che riuscimmo a rintracciare. La madre di questi due bambini era in sanatorio a Venezia ed aveva proprio in quei giorni ottenuto il trasferimento a Careggi per star vicina ai ragazzi. Arrivò a Firenze il giorno del funerale, senza essere stata preavvertita'. Così cinque giorni dopo, quanti ne occorsero per recuperare i resti dei bambini, tutta Colonnata partecipò ai funerali delle 24 vittime. Una fotografia del tempo mostra la chiesa con le bare - 24 allineate, quattro per quattro - che potremmo definire la fotografia più impressionante nella storia del paese".

venerdì 15 gennaio 2010

Mi date un aiuto per terminare la storia della Villa Gerini?


Nella foto: lo splendido tavolo in pietra lavorata, con raffigurazioni tratte dalla storia di Pinocchio, presente all'interno della villa il Bel Riposo.
Sono ancora tante le storie della Villa Gerini che meriterebbero di essere raccontate ma, purtroppo, anch'io ho dei limiti. Malgrado i miei sforzi non sono riuscito a trovare del materiale che raccontasse del periodo in cui la Villa è stata una rinomata scuola sestese, con la limonaia che era stata trasformata in palestra prima di diventare quel ristorante che è adesso. E poi ne vorrei davvero sapere di più sulla serra interna alla villa: è ancor oggi meravigliosa, con le concrezioni a forma di spugna presenti alle pareti ed intervallate da piatti decorati a mano della Ginori messi come i tondi robbiani. Senza dimanticare poi lo splendido laghetto esterno alla villa con annesso ponticello in ferro battuto e gazebo per il the. Partiolare curioso questo, visto che l'arco di pietra su cui poggia il gazebo, che oggi è ormai crollato, sembra raffiguare proprio, grazie ad un effetto ottico delle pietre che sporgono, una bocca di un pesce-cane. E sono in tanti a ritenere che se quell'arco era presente già al tempo di Collodi, assiduo frequentatore della Villa, probabilmente lo possa aver ispirato nella creazione del mostro acquatico. Spero proprio che qualcuno possa aiutarmi a far luce sulle questioni lasciate in sospeso....

martedì 12 gennaio 2010

Ecco le foto delle gag mascherate della IV edizione del cammino di Pinocchio






Nelle foto le gag mascherate con gli attori impegnati, dal basso in alto: In via della Querciola, che deve il suo toponimo proprio alla querce grande delle streghe che per tantissimo tempo ha prosperato nel luogo e famosa per essere una "casa di streghe, L'impiccagione di Pinocchio con i briganti ed il falco; di fronte al cimitero della Chiesa di San Michele dove la "fatina" Giovanna Ragionieri è stata sepolta (poco distante dal poeta Mario Luzi), Pinocchio incontra la fata turchina; nella villa il Bel Riposo, il regista spiega a Geppetto come evitare il Pinocchio-pezzo di legno che Mastro Ciliegia gli sta tirando in uno stinco; di fronte alla Villa Reale di Castello, Pinocchio sta per schiacciare il grillo parlante; infine di fronte alla Tomba Etrusca della Montagnola, covo del Gatto e della Volpe, il regista organizza la gag con il burattino e i due malviventi. Un "bravi" davvero a tutti.

La IV edizione del Cammino di Pinocchio è stata un successo!!!







Nelle foto dall'alto in basso: I trekker che hanno dato vita alle gag mascherate; il gruppo dei partecipanti; il presidente del Quadrifoglio Giorgio Moretti ci ha ospitato nella sua casa di Villa il Bel Riposo, facendoci vedere un meraviglioso tavolo in pietra incisa su temi di Pinocchio, e dandoci un piccolo esempio della sua collezione di quadri del burattino; la Società di Mutuo Soccorso Richard-Ginori che ha eccezionalmente aperto la sua sede di via Alighieri a Sesto per allestire una piccola mostra con il servito per bambini con decoro Pinocchio messo a disposizione dal Museo di Doccia; il parroco che ci ha fatto da guida nella sua chiesa di San Michele a Castello, nel cui cimitero è sepolta la "fatina" Giovanna Ragioneri ed il poeta Mario Luzi; Il Quartiere 5 di Castello, che con i loro amministratori e i dirigenti della Casa del Popolo di Castello, hanno allestito una piccola mostra con i libri e gli articoli di giornale sul tema Pinocchio. Grazie a tutti davvero!!!

Il Cammino di Pinocchio, giunto alla sua quarta edizione, ha avuto un nuovo successo. Questa volta io e la mia ragazza Elena per conto del Gruppo Trekking "Camminachetipassa", e della rivista Metropoli, siamo state le guide del Gruppo Trekking fiorentino "Oltre la citta". Settanta soci hanno seguito le tracce sul territorio alla scoperta dei luoghi che hanno visto la nascita del libro di Pinocchio. Un grazie davvero di cuore a tutti coloro che hanno organizzato la manifestazione: ai trekker, ma in particolare a quelli che hanno dato vita alle "gag mascherate" in corrispondenza dei cartelli posti dal Comune di Firenze che rappresentano luoghi e personaggi che ritroviamo sul libro di Collodi. Con loro quelli che ci hanno aiutato nell'allestimento di altri luoghi importanti. Dal viale Sestese, lungo le strette ma piene di storia strade di Castello, siamo arrivati alle ville di Quinto Alto, alle tombe etrusche dei lucomoni, per proseguire alla scoperta della Manifattura Ginori, per arrivare al centro di Sesto Fiorentino.

mercoledì 6 gennaio 2010

Da pompieri a musicisti della Ginori


Nella foto: lapide commemorativa sul monumento ai caduti del collegino di Delio Granchi.
Dagli inizi del '900 si rece necessario, all'interno dello stabilimento della Manifattura di Doccia di istituire un pruppo di pompieri di pronto intervento che per fortuna praticamente non ebbe mai grossi impegni. Ma le loro gesta sono rimaste nella memoria dei sestesi in occasione dell'ultimo conflitto mondiale, quando solo ed unico, eroicamente in quei momenti così difficili, pericolosi e concitati, dove i conflitti aerei e terrestri tra forze alleate e nazifascisti erano all'apice nel nostro territorio, questi operai-pompieri si prodigarono per racoogliere i poveri coripici martoriati delle vittime del bombardamento del Collegino. in quell'otto febbraio 1943. Altro merito di questi pompieri era la fanfara, formata dagli operai-pompieri in attesa di pensionamento guidata da un baffuto colonnello in pensione di cui si ormai perso il nome. L'istruzione musicale era ovviamente molto bassa e spesso i brani suonati si limitavano ad un paio di motivietti ripetuti all'infinito, conditi dall'immancabile "giovinezza" che non poteva mai mancare nel ventennio fasciata in occasione di feste nazionali o occasioni commemorative particolari). Il gruppo era composto per lo più da trombettisti militari di fine secolo e solo alcuni provenienti dalle altre bande sestesi potevano dar sfoggio della loro bravura. Tanto che nell'occasione dell'anniversario dei 200 anni della nascita della Ginori fu invitata a suonare la banda dei Solerti che aveva la sua sede presso l'attuale Polisportiva Sestese in piazza IV Novembre ed alla fanfara fu affidato il compito di... lucidare gli ottoni. Nel 1938 poi all'interno dello stabilimento si decise di riunire tutti gli operari che suonavano nelle bande musicali in giro per la piana per dar vita alla "Banda della Richard-Ginori". Oltre 60 musicisti, qualcuno anche di fama, furono rivestiti con sahariane nere, d'orbace ruvido e pesante, e muniti di bustine. La prima uscite fu alla Fiera con Delio Faggi come direttore. In breve la fama della banda si sparse dovunque e gli inviti fioccavano, come quello a Torre del Lago di fronte a Villa Puccini. Poi la guerra pose fine a tutto fino al 1947, quando i suonatori rientrati dal fronte decisero di provare a ricreare l'orchestra. La sede della Ginori a Milano non ne voleva sapere, ma grazie al Dopolavoro comunque la banda rinacque, trovando nel neo-diplomato Bruno Bartoletti un direttore che in breve acquistò la fama di cui ancor oggi resta memeoria. L'inizio della carriera fulgida e luminosa di Bartoletti portò al passaggio di maestro: a Bartoletti subentrò Libero Granchi, già direttore dei Solerti, che erano stato smembrati nel periodo fascista e che avevano vista la propria sede passare di mano alla Polisportiva. Sesto poteva vantare di nuovo la sua grande banda musicale ma a Milano si decretò la chiusura dello stabilimento di Doccia: era il maggio 1951 e la banda sparì dalla sera alla mattina e con lei il sogno di stabilità di centinaia di operai, che furono licenziati o costretti a passare nei nuovi stabilimenti dei viale giulio Cesare. Tutti gli strumenti musicali e tanto altro ancora (anche materiale personale e di valore) furono portati via nella notte, dando via a quella stagione di scioperi e lotte operaie che per trent'anni segnò drammaticamente la vita della nsotra città.

martedì 5 gennaio 2010

Il Sacrario Monumentale di Delio Granchi



Quanto la strage del collegino sia ancora viva nella memoria dei sestesi lo si nota dal fatto che nel cimitero maggiore di Quinto ancora oggi è presente un sacrario-monumentale che contiene le tombe dei caduti nel bombardamento. L'opera è dello scultore sestese Delio Granchi. Delio Granchi è nato a Sesto Fiorentino nel 1910, si è diplomato al Magistero d’Arte di Firenze e come altri suoi corregionali gode dell’insegnamento del grande maestro Libero Andreotti. Dotato di un particolare spirito di ricerca passa ben presto dall’iniziale tradizione classica ad una paziente personalità stilistica non trascurando di avvalersi in talune sue opere di materie inconsuete, come la terra refrattaria, capace di produrre effetti del tutto nuovi in piena armonia compositiva del soggetto. Dopo aver conseguito numerosi riconoscimenti alla quadriennale di Roma, alla Biennale di Venezia, all’Accademia d’Italia e in numerose altre manifestazioni delle Arti del Disegno ha donato anche alla medaglistica, come nell'opera dedicata a Fernando II de' Medici, il tocco magico della sua arte.

lunedì 4 gennaio 2010

Il nuovo monumento ai bambini vittime di guerra


La studentessa dell'Istituto Statale d'Arte di Sesto, Sara Testini, ha vinto il concorso di idee bandito dal Comune di Sesto Fiorentino per il progetto di un monumento in memoria dei bambini vittime di guerra, da collocare nel Giardino di via Giotto angolo via delle Porcellane a Colonnata, poco oltre la villa Gerini, commemorando in particolare i 23 bambini che morirono nel 1944 nella strage del Collegino di Colonnata. L'opera è stata successivamente realizzata in grès smaltato dagli insegnanti dell'Istituto d'Arte Roberto Ceccherini e Luigi Davitti con la
collaborazione della vincitrice Sara Testini. L'inaugurazione del monumento è avvenuta nell'Aprile del 2009 in occasione del 64° Anniversario della Liberazione.

sabato 2 gennaio 2010

La breve storia del collegino di San Pietro


Annesso alla villa Gerini, negli spaziosi locali adibiti a scuderie e all'abitazione del giardiniere, che ancor oggi vediamo dalla strada proprio di fronte al cancello che porta alla Villa Ginori, dopo gli opportuni adattamenti richiesti allo scopo, la Marchesa Maria Teresa Pacelli Gerini aveva generosamente fondato un asilo intitolato Collegio di San Pietro. Qui erano ospitati dei piccoli fanciulli di cui aveva affidato l'insegnamento morale e religioso ai padri dell'Ordine di don Orione che appositamente aveva fatto venire a Colonnata. Il sostentamento dei giovani ospiti era assicurato, oltre che dalla nobildonna, da altri benefattori locali. Nei mesi successivi, il collegino era diventato anche luogo di appoggio della Resistenza locale, in particolare della banda di Lanciotto Ballerini. Ma il tremendo bombardamento alleato dell'8 febbraio 1944, verso le ore dodici, nemmeno un anno dopo che lo stesso Collegio era sato fondato, procurò la morte straziante di ventitrè fanciulli e del loro educatore, distruggendo, con loro, anche questa benefica ed utile istituzione. Vivo fu il dispiacere e grande rammarico di tutte la popolazione di Colonnata, che aveva veduto nel sorgere di questo Collegio, un grande vantaggio per i propri figli e per le loro assistenza morale e la loro istruzione. Fin dai primi giorni del 1944 la guerra fu sempre presente a Sesto e le incursioni aeree ed i bombardamenti alletati erano sempre più insistenti. La bomba alleata cadde in via delle Porcellane, dove trasitava proprio in quel momento, su due file, il gruppo di ventiquattro piccoli fanciulli, dai sette agli undici anni, che tornavano, insieme al loro educatore scolastico dalla scuola comunale di Quinto, poco distante, per rientrare al Collegio. Si salvò solo un bambino del gruppo in fuga,Dino Banchelli, fermatosi poco prima per allacciarsi una scarpa e rimasto indietro quel tanto necessario a salvargli la vita. Il recupero dei miseri resti, affidato ai pompieri della Richard-Ginori, durò quattro giorni: di tre bambini non fu trovato nulla e i riconoscimenti delle identità furono estremamente difficili. Il funerale delle 24 vittime si svolse il 13 febbraio nella chiesa di San Romolo a Colonnata; i partigiani, memori dell'aiuto ricevuto e compartecipi del terribile dolore, fecero in modo di far collocare un grosso mazzo di fiori di campo sulle bare delle piccole vittime. Ecco i nomi di coloro che non sopravvissero:
Giacomo Arrighetti, anni 10, di Firenze
Gaetano Balsamo, anni 11, di Grottaglie
Littorio Barinci, anni 10, di Sesto Fiorentino
Romano Baroni, anni 8, di Livorno
Valdemaro Maestrucci Bellandi, anni 8, di Firenze
Oscar Bellò, anni 9, di Annij Cron
Brunellesco Cantini, anni 10, di Firenze
Fabio Capaccioli, anni 11, di Firenze
Marcello Cappellini, anni 11, di Firenze
Aldo Colletti, anni 7, di Tunisi
Romano Innocenti, anni 9, di Calenzano
Piero Marconi, anni 10, di Sesto Fiorentino
Silvano Mazzanti, anni 10, di Sesto Fiorentino
Piero Moretti, anni 9, di Firenze
Raffaello Oleandro, anni 10, di Palermo
Gino Orvieto, anni 11, di Firenze
Giuseppe Parigi, anni 8, di Firenze
Marcello Ragionieri, anni 12, di Sesto Fiorentino
Remo Tani, anni 12, di Torino
Romano Tarli, anni 9, di Firenze
Teofilo Tezze (il chierico accompagnatore), anni 21, di Montecchio Maggiore
Athos Toccafondi, anni 11, di Firenze
Luciano Toccafondi, anni 9, di Firenze
Simone Vanella, anni 9, di Trapani.
La scena di dolore e di disperazione degli accorsi, gl urli ed i pianti delle madri furono talmente commoventi da superare ogni immaginazione, e le stesse scene commoventi si ripeterono il giorno dopo, quando, nella chiesa di Colonnata, furono celebrate le esequie, con le ventitrè bare completamente ricoperte di fiori. Furono poi portate al cimitero maggiore di Quinto dove furono tumulate, dove ancor oggi riposano, in un settore appositamente dedicato loro, alla base del monumento a loro dedicato realizzato dallo scultore locale Delio Granchi nel 1954 e ristrutturato dall'artista trenta anni dopo. Nel punto della via dove accadde lo strazio, sul muro di cinta della Villa Gerini, proprio di fronte al cancello che porta alla villa Ginori, un piccolo tabernacolo ricorda ora ai passanti il luogo di questo grande sacrificio, ancor oggi impresso a fuoco nella mente dei sestesi.

venerdì 1 gennaio 2010

Filippo di Barone Cappelli gonfaloniere di giustizia


Nella foto: Palazzo Vecchio a Firenze, sede del Gonfaloniere di Giustizia.
Lorenzo Cantini nei suo "saggi istorici di antichità toscane" del 1798 ci racconta dei Cappelli così: "Dal Mugello, provincia fecondissima di nobili famiglie, trasse l'origine l'antica famiglia de' Cappelli. Secondo quello che scrive Ugolino Verino de illustrat. Urbis Flor., il quale canta: Cappellique domus prisca est veteres que Penates traxit ad Alpino, se vera est fama Mugello. Goderono i Cappelli in tutti i tempi gli onori della Repubblica Fiorentina e diciotto volte il priorato, e una volta il sommo onore del Gonfaloniere della Giustizia. Il primo che risedesse nel Maginstrato dei priori fu Barone di Barone Cappelli nel 1326, ed il Gonfalonierato di Giustizia fu goduto da Filippo di Barone nel 1382".
Il Gonfaloniere di Giustizia era una figura istituzionale del governo fiorentino. La figura del Gonfaloniere di Giustizia fu introdotta a partire dal 1293 con l'entrata in vigore degli Ordinamenti di Giustizia di Giano della Bella che affiancava il Podestà ed i Priori nell'esercizio delle funzioni pubbliche. Come premessa si deve dire che L'Italia del ‘200 è una terra di città e Firenze è uno dei comuni più fiorenti e politicamente irrequieti del XIII secolo; il segno più evidente della sua prosperità e potenza economica è dato dalla coniazione del fiorino d’oro (del peso di ca. 3 grammi e mezzo) a partire dal 1252 e la presenza di grandi compagnie mercantili e finanziarie, ramificate in tutta Europa e in Africa, i cui esponenti reclamano un crescente coinvolgimento nella vita politica cittadina, rivendicando una pari se non maggiore dignità rispetto alle antiche famiglie della nobiltà terriera inurbata ormai improduttiva. Le Arti Maggiori saranno nel XIII e XIV secolo i cardini dell’ascesa economica della città e della rivalsa della borghesia sulla nobiltà feudale, almeno fino al 1347, quando la bancarotta della monarchia inglese per le spese militari nella Guerra dei Cento Anni con la Francia, trascinerà nella rovina anche i banchi dei Bardi e Peruzzi (entrambi creditori di cifre da capogiro, si parla di ca. 600.000 fiorini solo da parte dei Peruzzi). Il dualismo politico caratterizza l’evoluzione delle istituzioni cittadine nel corso del ‘200; la lotta tra guelfi e ghibellini (in cui tutta la nobiltà fiorentina è confluita) rientra nel generale andamento delle vicende italiane ed europee del XIII secolo, con fasi vittoriose alterne e la relativa espulsione del partito avverso in caso di sconfitta. Nel 1250, dopo la morte di Federico II di Svevia, la fazione guelfa riesce ad imporsi grazie al cosiddetto Governo del Primo Popolo, che segna l’inizio dell’ascesa delle Arti nel governo cittadino; i membri delle corporazioni entrano infatti a far parte dei Consigli delle due massime Magistrature, il Consiglio degli Anziani e del Capitano del Popolo, la nuova carica introdotta per affiancare il Podestà nelle sue funzioni. Podestà e Capitano si trovano così a svolgere i medesimi incarichi (l'emanazione di leggi, l'imposizione di tasse e gli ordini di carattere militare) e sono entrambi a capo di due Consigli, uno composto da 300 e l'altro da 90membri, affiancati appunto dal Consiglio dei 12 Anziani e da quello dei cosiddetti 36boni homines, cittadini molto selezionati che hanno il difficile compito di dirimere le eventuali controversie e cercare un accordo tra tutti i partecipanti al governo. Sono presenti nei consigli anche i Gonfalonieri, che ancora indicano semplicemente coloro che guidano le milizie cittadine, divise in “popoli”, o parrocchie, ognuna di queste contraddistinte dal proprio vessillo, detto appunto Gonfalone. Nel 1260, però, Siena sconfigge i fiorentini nella battaglia di Montaperti e ciò consente il rientro degli esponenti ghibellini a Firenze che decretano la fine del Governo del Primo Popolo. Il predominio della fazione ghibellina del resto non è di lunga durata perché nel 1266 Manfredi, figlio di Federico II, viene sconfitto nella battaglia di Benevento e così i guelfi rientrano nuovamente a Firenze, dando vita stavolta al brevissimo Governo di Parte Guelfa, composto dai membri degli strati più alti della popolazione ma già abolito l’anno successivo per l’intervento di Carlo d'Angiò, che in cambio della propria protezione si autoproclama Podestà fino al 1274. Si giunge così al 1282 ed alla creazione del Priorato delle Arti, un nuovo organo composto inizialmente da 3 e poi da 6 membri eletti tra gli appartenenti alle ventuno Corporazioni delle arti e mestieri, che raggiungono così il massimo riconoscimento giuridico-politico necessario per ambire alla guida delle istituzioni cittadine; il provvedimento più significativo infatti è dato dal fatto che la partecipazione alla vita politica è vincolata all’iscrizione, anche solo formale, ad una delle Arti Maggiori o Medie. Il Priorato si affianca ai Consigli già presenti nelle magistrature fiorentine con a capo un Capitano Difensore delle Arti; i suoi membri, i priori, termine peraltro già esistente ma che indicava una carica con diverse funzioni, restano in carica per soltanto due mesi e questo, oltre a consentire una certa "mobilità" tra i suoi esponenti, evita l'accentramento del potere nelle mani di una sola persona, mettendo così la città al riparo dall'avvento di un tiranno. Il governo del Priorato, che aveva grandi poteri sia decisionali che esecutivi, decreta il successo delle Corporazioni maggiori, soprattutto quella dell'Arte della Lana e dell'Arte dei Giudici e dei Notai; bisogna del resto tenere presente, che sia il Governo del Primo Popolo che quello del Priorato, pur allargando la base sociale rispetto al vecchio comune aristocratico, è monopolizzato sia dal popolo grasso che dalle famiglie magnatizie ormai molto vicine tra loro; le Arti Medie ottennero di fatto la propria rappresentanza nei Consigli solo nel 1285, mentre le Arti Minori dovettero accontentarsi di funzioni alquanto ristrette qualche anno più tardi; le maggiori casate di origine mercantile infatti si erano lentamente inserite nell’antica aristocrazia feudale, assimilandone le caratteristiche, mentre le altre appartenenti al popolo grasso avevano preferito non discostarsi troppo dalla moltitudine degli artigiani e dei commercianti più modesti ma molto numerosi in città.
È in quest’ottica che risulta meglio comprensibile la portata più marcatamente “democratica” degli Ordinamenti di Giustizia emanati nel 1293 da Giano della Bella, che pur essendo di nobili origini, volle dare voce alle istanze della “piccola borghesia”, riuscendo ad escludere i magnati dalle cariche amministrative ed imponendo l’esercizio effettivo di un’Arte per accedere al Priorato. È in questo contesto che viene creata la figura del Gonfaloniere di Giustizia, un magistrato che doveva guidare il Collegio dei Priori e la milizia cittadina contro le eventuali infrazioni dei magnati. Gli Ordinamenti di Giustizia vennero ben presto ridimensionati e nel 1295 Giano venne esiliato da Firenze; il popolo grasso aveva ormai ottenuto la propria vittoria e per non vedersi estromessi dalla vita politica cittadina gli esponenti dell’antica aristocrazia dovettero passare nelle file del partito guelfo; si formano così due nuove fazioni, i Bianchi, riuniti intorno ai Cerchi, famiglia borghese arricchitasi con i propri affari e disposta ad una maggiore apertura verso le Arti Minori ed i Neri, riuniti intorno ai Donati, famiglia della nobiltà feudale contraria ad ogni forma di partecipazione popolare e che incontra il consenso di buona parte delle Arti Maggiori, che si sentono indubbiamente più vicine ai magnati “convertiti” che non ai ceti artigiani. La carica di Gonfaloniere sopravvive praticamente fino all'abolizione della costituzione repubblicana da parte dei Medici, al loro rientro in città nel 1530; nel '400, infatti, questa carica viene affidata sia ai membri della famiglia Medici che ai membri delle famiglie a loro vicine e alleate, dando vita a quella signoria dai caratteri del tutto particolari che vede una sorta di potere riconosciuto e, benché mai esplicitamente dichiarato, capace di esautorare le vecchie magistrature. Dopo la cacciata di Piero de' Medici nel 1494 e la breve parentesi del governo di Girolamo Savonarola, giustiziato nel 1498, le famiglie fiorentine tentano di riorganizzare il governo fiorentino sul modello delle vecchie magistrature comunali, nominando nel 1502 Pier Soderini Gonfaloniere a vita; il suo incarico dura fino al 1512, quando i Medici tornano a Firenze e Piero decide di abbandonare la città. Dopo la reggenza dei discendenti di Lorenzo il Magnifico e la nuova espulsione della famiglia nel 1527, il comune si proclama nuovamente indipendente, ma dopo la tenace resistenza alle truppe imperiali di Carlo V e del papa Clemente VII è costretto ad arrendersi definitivamente. È la fine del sogno repubblicano e l'inizio dell'ascesa della dinastia granducale dei Medici.