sabato 2 gennaio 2010

La breve storia del collegino di San Pietro


Annesso alla villa Gerini, negli spaziosi locali adibiti a scuderie e all'abitazione del giardiniere, che ancor oggi vediamo dalla strada proprio di fronte al cancello che porta alla Villa Ginori, dopo gli opportuni adattamenti richiesti allo scopo, la Marchesa Maria Teresa Pacelli Gerini aveva generosamente fondato un asilo intitolato Collegio di San Pietro. Qui erano ospitati dei piccoli fanciulli di cui aveva affidato l'insegnamento morale e religioso ai padri dell'Ordine di don Orione che appositamente aveva fatto venire a Colonnata. Il sostentamento dei giovani ospiti era assicurato, oltre che dalla nobildonna, da altri benefattori locali. Nei mesi successivi, il collegino era diventato anche luogo di appoggio della Resistenza locale, in particolare della banda di Lanciotto Ballerini. Ma il tremendo bombardamento alleato dell'8 febbraio 1944, verso le ore dodici, nemmeno un anno dopo che lo stesso Collegio era sato fondato, procurò la morte straziante di ventitrè fanciulli e del loro educatore, distruggendo, con loro, anche questa benefica ed utile istituzione. Vivo fu il dispiacere e grande rammarico di tutte la popolazione di Colonnata, che aveva veduto nel sorgere di questo Collegio, un grande vantaggio per i propri figli e per le loro assistenza morale e la loro istruzione. Fin dai primi giorni del 1944 la guerra fu sempre presente a Sesto e le incursioni aeree ed i bombardamenti alletati erano sempre più insistenti. La bomba alleata cadde in via delle Porcellane, dove trasitava proprio in quel momento, su due file, il gruppo di ventiquattro piccoli fanciulli, dai sette agli undici anni, che tornavano, insieme al loro educatore scolastico dalla scuola comunale di Quinto, poco distante, per rientrare al Collegio. Si salvò solo un bambino del gruppo in fuga,Dino Banchelli, fermatosi poco prima per allacciarsi una scarpa e rimasto indietro quel tanto necessario a salvargli la vita. Il recupero dei miseri resti, affidato ai pompieri della Richard-Ginori, durò quattro giorni: di tre bambini non fu trovato nulla e i riconoscimenti delle identità furono estremamente difficili. Il funerale delle 24 vittime si svolse il 13 febbraio nella chiesa di San Romolo a Colonnata; i partigiani, memori dell'aiuto ricevuto e compartecipi del terribile dolore, fecero in modo di far collocare un grosso mazzo di fiori di campo sulle bare delle piccole vittime. Ecco i nomi di coloro che non sopravvissero:
Giacomo Arrighetti, anni 10, di Firenze
Gaetano Balsamo, anni 11, di Grottaglie
Littorio Barinci, anni 10, di Sesto Fiorentino
Romano Baroni, anni 8, di Livorno
Valdemaro Maestrucci Bellandi, anni 8, di Firenze
Oscar Bellò, anni 9, di Annij Cron
Brunellesco Cantini, anni 10, di Firenze
Fabio Capaccioli, anni 11, di Firenze
Marcello Cappellini, anni 11, di Firenze
Aldo Colletti, anni 7, di Tunisi
Romano Innocenti, anni 9, di Calenzano
Piero Marconi, anni 10, di Sesto Fiorentino
Silvano Mazzanti, anni 10, di Sesto Fiorentino
Piero Moretti, anni 9, di Firenze
Raffaello Oleandro, anni 10, di Palermo
Gino Orvieto, anni 11, di Firenze
Giuseppe Parigi, anni 8, di Firenze
Marcello Ragionieri, anni 12, di Sesto Fiorentino
Remo Tani, anni 12, di Torino
Romano Tarli, anni 9, di Firenze
Teofilo Tezze (il chierico accompagnatore), anni 21, di Montecchio Maggiore
Athos Toccafondi, anni 11, di Firenze
Luciano Toccafondi, anni 9, di Firenze
Simone Vanella, anni 9, di Trapani.
La scena di dolore e di disperazione degli accorsi, gl urli ed i pianti delle madri furono talmente commoventi da superare ogni immaginazione, e le stesse scene commoventi si ripeterono il giorno dopo, quando, nella chiesa di Colonnata, furono celebrate le esequie, con le ventitrè bare completamente ricoperte di fiori. Furono poi portate al cimitero maggiore di Quinto dove furono tumulate, dove ancor oggi riposano, in un settore appositamente dedicato loro, alla base del monumento a loro dedicato realizzato dallo scultore locale Delio Granchi nel 1954 e ristrutturato dall'artista trenta anni dopo. Nel punto della via dove accadde lo strazio, sul muro di cinta della Villa Gerini, proprio di fronte al cancello che porta alla villa Ginori, un piccolo tabernacolo ricorda ora ai passanti il luogo di questo grande sacrificio, ancor oggi impresso a fuoco nella mente dei sestesi.

2 commenti:

  1. Ho letto il post con grande emozione...
    Vorrei però precisare che il nome proprio della marchesa Pacelli/Gerini era Maria Teresa e non Elisabetta come riportato in tutti i post che si riferiscono alla famiglia Gerini.
    Per maggiore chiarezza, Elisabetta Dufour Berte era la nuora di Maria Teresa Pacelli/Gerini, avendo sposato il figlio di lei, Giovanni Andrea.
    Chiedo scusa per la precisazione ma....sono una nipote..

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  2. Gentile signora Gerini, ho provveduto a modificare i post seguendo le sue indicazioni. Spero di aver fatto bene questa volta. Le modifiche effettuate sono state: una correzione totale all'interno del post dove ha fatto il commento, mentre all'interno di quello di "Quando Pio XII andava a trovare i Gerini in Villa" ho provveduto a segnalare l'errore in due punti limitandomi a correggerlo aggiungendo il nome giusto accanto a quello estrapolato dallo scritto del Villoresi, che, a quanto pare era errato". Spero di non aver fatto altri errori: in caso contrario spero che possa di nuovo segnalarmeli. Grazie davvero. Saluti e a presto Filippo Canali

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