venerdì 1 gennaio 2010

Filippo di Barone Cappelli gonfaloniere di giustizia


Nella foto: Palazzo Vecchio a Firenze, sede del Gonfaloniere di Giustizia.
Lorenzo Cantini nei suo "saggi istorici di antichità toscane" del 1798 ci racconta dei Cappelli così: "Dal Mugello, provincia fecondissima di nobili famiglie, trasse l'origine l'antica famiglia de' Cappelli. Secondo quello che scrive Ugolino Verino de illustrat. Urbis Flor., il quale canta: Cappellique domus prisca est veteres que Penates traxit ad Alpino, se vera est fama Mugello. Goderono i Cappelli in tutti i tempi gli onori della Repubblica Fiorentina e diciotto volte il priorato, e una volta il sommo onore del Gonfaloniere della Giustizia. Il primo che risedesse nel Maginstrato dei priori fu Barone di Barone Cappelli nel 1326, ed il Gonfalonierato di Giustizia fu goduto da Filippo di Barone nel 1382".
Il Gonfaloniere di Giustizia era una figura istituzionale del governo fiorentino. La figura del Gonfaloniere di Giustizia fu introdotta a partire dal 1293 con l'entrata in vigore degli Ordinamenti di Giustizia di Giano della Bella che affiancava il Podestà ed i Priori nell'esercizio delle funzioni pubbliche. Come premessa si deve dire che L'Italia del ‘200 è una terra di città e Firenze è uno dei comuni più fiorenti e politicamente irrequieti del XIII secolo; il segno più evidente della sua prosperità e potenza economica è dato dalla coniazione del fiorino d’oro (del peso di ca. 3 grammi e mezzo) a partire dal 1252 e la presenza di grandi compagnie mercantili e finanziarie, ramificate in tutta Europa e in Africa, i cui esponenti reclamano un crescente coinvolgimento nella vita politica cittadina, rivendicando una pari se non maggiore dignità rispetto alle antiche famiglie della nobiltà terriera inurbata ormai improduttiva. Le Arti Maggiori saranno nel XIII e XIV secolo i cardini dell’ascesa economica della città e della rivalsa della borghesia sulla nobiltà feudale, almeno fino al 1347, quando la bancarotta della monarchia inglese per le spese militari nella Guerra dei Cento Anni con la Francia, trascinerà nella rovina anche i banchi dei Bardi e Peruzzi (entrambi creditori di cifre da capogiro, si parla di ca. 600.000 fiorini solo da parte dei Peruzzi). Il dualismo politico caratterizza l’evoluzione delle istituzioni cittadine nel corso del ‘200; la lotta tra guelfi e ghibellini (in cui tutta la nobiltà fiorentina è confluita) rientra nel generale andamento delle vicende italiane ed europee del XIII secolo, con fasi vittoriose alterne e la relativa espulsione del partito avverso in caso di sconfitta. Nel 1250, dopo la morte di Federico II di Svevia, la fazione guelfa riesce ad imporsi grazie al cosiddetto Governo del Primo Popolo, che segna l’inizio dell’ascesa delle Arti nel governo cittadino; i membri delle corporazioni entrano infatti a far parte dei Consigli delle due massime Magistrature, il Consiglio degli Anziani e del Capitano del Popolo, la nuova carica introdotta per affiancare il Podestà nelle sue funzioni. Podestà e Capitano si trovano così a svolgere i medesimi incarichi (l'emanazione di leggi, l'imposizione di tasse e gli ordini di carattere militare) e sono entrambi a capo di due Consigli, uno composto da 300 e l'altro da 90membri, affiancati appunto dal Consiglio dei 12 Anziani e da quello dei cosiddetti 36boni homines, cittadini molto selezionati che hanno il difficile compito di dirimere le eventuali controversie e cercare un accordo tra tutti i partecipanti al governo. Sono presenti nei consigli anche i Gonfalonieri, che ancora indicano semplicemente coloro che guidano le milizie cittadine, divise in “popoli”, o parrocchie, ognuna di queste contraddistinte dal proprio vessillo, detto appunto Gonfalone. Nel 1260, però, Siena sconfigge i fiorentini nella battaglia di Montaperti e ciò consente il rientro degli esponenti ghibellini a Firenze che decretano la fine del Governo del Primo Popolo. Il predominio della fazione ghibellina del resto non è di lunga durata perché nel 1266 Manfredi, figlio di Federico II, viene sconfitto nella battaglia di Benevento e così i guelfi rientrano nuovamente a Firenze, dando vita stavolta al brevissimo Governo di Parte Guelfa, composto dai membri degli strati più alti della popolazione ma già abolito l’anno successivo per l’intervento di Carlo d'Angiò, che in cambio della propria protezione si autoproclama Podestà fino al 1274. Si giunge così al 1282 ed alla creazione del Priorato delle Arti, un nuovo organo composto inizialmente da 3 e poi da 6 membri eletti tra gli appartenenti alle ventuno Corporazioni delle arti e mestieri, che raggiungono così il massimo riconoscimento giuridico-politico necessario per ambire alla guida delle istituzioni cittadine; il provvedimento più significativo infatti è dato dal fatto che la partecipazione alla vita politica è vincolata all’iscrizione, anche solo formale, ad una delle Arti Maggiori o Medie. Il Priorato si affianca ai Consigli già presenti nelle magistrature fiorentine con a capo un Capitano Difensore delle Arti; i suoi membri, i priori, termine peraltro già esistente ma che indicava una carica con diverse funzioni, restano in carica per soltanto due mesi e questo, oltre a consentire una certa "mobilità" tra i suoi esponenti, evita l'accentramento del potere nelle mani di una sola persona, mettendo così la città al riparo dall'avvento di un tiranno. Il governo del Priorato, che aveva grandi poteri sia decisionali che esecutivi, decreta il successo delle Corporazioni maggiori, soprattutto quella dell'Arte della Lana e dell'Arte dei Giudici e dei Notai; bisogna del resto tenere presente, che sia il Governo del Primo Popolo che quello del Priorato, pur allargando la base sociale rispetto al vecchio comune aristocratico, è monopolizzato sia dal popolo grasso che dalle famiglie magnatizie ormai molto vicine tra loro; le Arti Medie ottennero di fatto la propria rappresentanza nei Consigli solo nel 1285, mentre le Arti Minori dovettero accontentarsi di funzioni alquanto ristrette qualche anno più tardi; le maggiori casate di origine mercantile infatti si erano lentamente inserite nell’antica aristocrazia feudale, assimilandone le caratteristiche, mentre le altre appartenenti al popolo grasso avevano preferito non discostarsi troppo dalla moltitudine degli artigiani e dei commercianti più modesti ma molto numerosi in città.
È in quest’ottica che risulta meglio comprensibile la portata più marcatamente “democratica” degli Ordinamenti di Giustizia emanati nel 1293 da Giano della Bella, che pur essendo di nobili origini, volle dare voce alle istanze della “piccola borghesia”, riuscendo ad escludere i magnati dalle cariche amministrative ed imponendo l’esercizio effettivo di un’Arte per accedere al Priorato. È in questo contesto che viene creata la figura del Gonfaloniere di Giustizia, un magistrato che doveva guidare il Collegio dei Priori e la milizia cittadina contro le eventuali infrazioni dei magnati. Gli Ordinamenti di Giustizia vennero ben presto ridimensionati e nel 1295 Giano venne esiliato da Firenze; il popolo grasso aveva ormai ottenuto la propria vittoria e per non vedersi estromessi dalla vita politica cittadina gli esponenti dell’antica aristocrazia dovettero passare nelle file del partito guelfo; si formano così due nuove fazioni, i Bianchi, riuniti intorno ai Cerchi, famiglia borghese arricchitasi con i propri affari e disposta ad una maggiore apertura verso le Arti Minori ed i Neri, riuniti intorno ai Donati, famiglia della nobiltà feudale contraria ad ogni forma di partecipazione popolare e che incontra il consenso di buona parte delle Arti Maggiori, che si sentono indubbiamente più vicine ai magnati “convertiti” che non ai ceti artigiani. La carica di Gonfaloniere sopravvive praticamente fino all'abolizione della costituzione repubblicana da parte dei Medici, al loro rientro in città nel 1530; nel '400, infatti, questa carica viene affidata sia ai membri della famiglia Medici che ai membri delle famiglie a loro vicine e alleate, dando vita a quella signoria dai caratteri del tutto particolari che vede una sorta di potere riconosciuto e, benché mai esplicitamente dichiarato, capace di esautorare le vecchie magistrature. Dopo la cacciata di Piero de' Medici nel 1494 e la breve parentesi del governo di Girolamo Savonarola, giustiziato nel 1498, le famiglie fiorentine tentano di riorganizzare il governo fiorentino sul modello delle vecchie magistrature comunali, nominando nel 1502 Pier Soderini Gonfaloniere a vita; il suo incarico dura fino al 1512, quando i Medici tornano a Firenze e Piero decide di abbandonare la città. Dopo la reggenza dei discendenti di Lorenzo il Magnifico e la nuova espulsione della famiglia nel 1527, il comune si proclama nuovamente indipendente, ma dopo la tenace resistenza alle truppe imperiali di Carlo V e del papa Clemente VII è costretto ad arrendersi definitivamente. È la fine del sogno repubblicano e l'inizio dell'ascesa della dinastia granducale dei Medici.

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