domenica 22 novembre 2009

V Periodo - Carlo Benedetto Ginori Lisci 1879-1896

Con la direzione di Carlo Benedetto Ginori Lisci la manifattura di Doccia vive un periodo d'intensa attività: con l'introduzione dell'energia elettrica viene di fatto aumentato fino a sedici il numero dei forni, con un conseguente straordinario incremento di produzione. Parallelamente il numero degli operai che nel 1870 era di 500, salì a 1500 nel 1895. Nel 1889 un'esposizione a Parigi manifestò una produzione molto attenta ai motivi orientali come lo era del resto anche per Sèvres. Lentamente in Europa va delineandosi un nuovo clima fatto di influssi orientali, e la manifattura di Copenhagen ne fu l'esempio più eclatante, ma anche a Doccia se ne subì il fascino. Oggi purtoppo non ci sono rimasti che pochi esemplari: ciò è forse dovuto all'esigua e limitata produzione forse troppo moderna per l'epoca. I temi dominanti erano calligrafici motivi floreali che si disponevano liberamente sulle superfici degli oggetti, molto spesso in una perfetta sintesi strutturale-decorativa. In Italia le radici dell'eclettismo frenarono quest'influsso e trovarono invece la massima espressione all'inizio del nuovo secolo. Tra i tipi di esemplari legati al nuovo gusto vi sono i piatti realizzati per un serivizio da dessert commisionato per il re Umberto I. Furono impiegati i migliori decoratori come avveniva spesso per le grandi committenze. Eugenio Riehl e Lorenzo Becheroni furono alcuni di essi. Quest'ultimo è probabilmente il ralizzatore del vaso rappresentate la regina Margherita e un altro vaso rappresentate il re Umberto I, conservati all'interno del Museo delle porcellane di Doccia. Dal 1879 al 1880 il faentino Angelo Marabini determinò un indirizzo stilistico diverso, si adottarono soggetti desunti del mondo biblico. In questo momento nasce una costante seria produzione industriale, come ad esempio gli elementi per il settore dell'elettricità. Successivamente il settore si ampia anche al mondo della telegrafia, della farmaceutica e della chimica. La morte di Lorenzini nel 1891, cui subentrarono i nuovi direttori Luigi Guazzini ed Enea Giusti che non furono all'altezza del predecessore, la mancanza di accordo tra i proprietari, impegnati a gestire altre attività (Carlo Benedetto era anche deputato al Parlamento del Regno e direttore dell'Istituto di belle arti e della Scuola di Architettura), che non trovarono una figura disposta ad impegnarsi in prima persona nella fabbrica ed allo stesso tempo capace di affrontare la crisi economica che attanagliava l'Italia di fine ottocento sono i principali fattori che portarono, nel 1896, alla fine della prima grande era della storia della Manifattura: Carlo Benedetto, prima della sua morte avvenuta nel 1905, infatti decise di vendere la Manifattura che fu acquisita dalla Richard di Milano. Questa fece sicuramente un buon affare visto che la Manifattura Ginori vantava oltre al nome famoso anche grande potenzialità di sviluppo che si incanalarono principalmente nella produzione di materiale elettrotecnico, che era in fase di espansione.

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