lunedì 2 agosto 2010

Domizio Torrigiani e il Grande Oriente d'Italia

Appare evidente che lasciare un ambiente bellissimo come la villa Torrigiani non deve essere stato facile per i nobili fiorentini: solo un evento eccezionale potrebbe aver convinto i Torrigiani a vendere la loro villa fiorentina: ecco quindi che Wikipedia ci viene ancora una volta incontro raccontandoci la vita di Domizio Torrigiani (Lamporecchio, 19 gennaio 1876 – Lamporecchio, 31 agosto 1932, l'ultimo dei Torrigiani possessori della villa che ben presto divenne Solaria, quasi cancellando anche la memoria della famiglia fiorentina che più delle altre l'aveva resa importante e famosa. Domizio Torrigiani è stato un avvocato italiano e Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia dal 1919 al 1925. Torrigiani lega il suo nome ad uno dei periodi più difficili della storia della Massoneria italiana: fu eletto Gran Maestro del G.O.I. il 23 giugno 1919, dopo la fine della prima guerra mondiale e poco prima dell'avvento del fascismo. Succedette nella carica ad Ernesto Nathan. Inizialmente i rapporti tra il G.O.I. di Torrigiani ed il regime fascista erano tutt'altro che conflittuali. Tuttavia con il passare degli anni il regime mutò atteggiamento. Nel 1923 fu stabilita l'incompatibilità dell’appartenenza contemporanea al Partito Nazionale Fascista ed alla Massoneria; nel 1925 il regime attua con maggiore decisione il proprio attacco contro la Massoneria italiana: vengono più volte distrutte varie sedi del G.O.I., viene occupato Palazzo Giustiniani, e a novembre entra in vigore la legge che sanziona con il licenziamento tutti gli impiegati pubblici che risultano affiliati a «società segrete». Torrigiani fu perciò obbligato dal decreto del 22 novembre 1925, a sciogliere tutte le logge massoniche. Già nel 1924 la Massoneria italiana era stata accusata di anteporre gli interessi stranieri a quelli italiani. Torrigiani rispose inviando direttamente a Benito Mussolini una protesta formale in rappresentanza del Grande Oriente d'Italia, nella quale lamentava le devastazioni fasciste ai danni delle logge massoniche, rivendicando al proprio Ordine il merito di propugnare idee di libertà, di giustizia, di indipendenza. Nell'aprile 1927 Torrigiani, di ritorno dalla Francia, viene arrestato principalmente per ragioni politiche. Inizialmente è tradotto presso il Carcere di Regina Coeli, successivamente è inviato al confino dapprima Lipari, poi a Ponza. Le misure di sicurezza adottate nei suoi confronti erano particolarmente dure e intense; prevedevano infatti vigilanza diurna e notturna con la scorta raddoppiata, pattuglie militari a vigilanza della sua abitazione ed un servizio di pattugliamento marino al fine di evitare qualsiasi tipo di fuga. Liberato solamente nell'aprile del 1932, si ritrova quasi cieco a causa delle sofferenze patite al confino. Trasferitosi nella sua casa toscana di Lamporecchio, muore il 31 agosto 1932.

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