lunedì 12 ottobre 2009

Carlo Ginori


Dal 2 dicembre 2006 al 30 aprile 2007 il Museo Richard Ginori, con sede in viale Pratese 31 a Sesto Fiorentino, proprio accanto alla nuovo fabbrica di purcellane ha presentato una mostra sulla figura di Carlo Ginori, tra le più esaustive che ci siano mai state sulla sua figura. La mostra, attraverso oggetti, incisioni, documenti originali e riproduzioni, propose una rievocazione dell’intera vicenda biografica del marchese Ginori, a partire dai luoghi che furono teatro della sua sfolgorante carriera; da Firenze a Doccia, da Vienna a Cecina e Cortona, per finire con Livorno, città dell’esilio e purtroppo della prematura morte. il Marchese nacque a Firenze il 7 gennaio 1702 e morì l'11 aprile 1757. La prima sezione della mostra era dedicata al rapporto del marchese Ginori con Firenze, sua città natale e palcoscenico di una carriera politica fuori dal comune. La famiglia di Carlo Ginori, di illustre tradizione patrizia e profondamente radicata nel territorio fiorentino, si distingueva nel panorama dell’aristocrazia toscana dell’epoca per il dinamismo e lo spirito imprenditoriale: il padre di Carlo, Lorenzo, aveva infatti costruito la propria fortuna personale esercitando, presso il Banco Ginori a Lisbona, il commercio insieme ai mercanti portoghesi. Carlo ebbe una carriera rapidissima. A sedici anni venne nominato cavaliere di Santo Stefano. Nel 1737, al momento dell'insediamento a Firenze della dinastia Lorena, Carlo Ginori era Segretario del Senato dei Quarantotto, l'organo di governo istituito nel 1532 che si riuniva alla presenza del principe o di un suo delegato. Votava provvedimenti che riguardavano l'ordinamento e le finanze statali del Granduca di Toscana ed eleggeva i membri di molte magistrature. Da quel momento si aprì una stagione di grandi e radicali cambiamenti nella vita politica e governativa del Granducato. Fu percepita subito la necessità di razionalizzare e organizzare meglio gli uffici pubblici, utilizzando nel governo anche nuovi personaggi sia toscani sia mitteleuropei. Un primo fondamentale passo di questo processo fu nel 1739 il motu proprio con il quale furono istituiti i Consigli di Reggenza, di Guerra e di Finanze, con i relativi regolamenti. Il matrimonio con Elisabetta Corsini, già avvenuto nel 1730, proveniente da una delle più cospicue e influenti famiglie cittadine, nipote dell’allora papa Clemente VII e nipote del Viceré di Sicilia Bartolomeo Corsini, servì a rafforzare ulteriormente la sua posizione. Seconda "tappa" della mostra faceva riferimento alla capitale austriaca. Dei due viaggi che Carlo Ginori compì a Vienna, uno avvenne pochi giorni dopo la morte di Gian Gastone de’Medici e fu organizzato nell’intento di prendere contatto con il nuovo granduca e futuro imperatore Francesco Stefano di Lorena. La prima missione oltremontana del marchese, benché condotta con finalità esclusivamente diplomatiche e politiche, fu comunque utile a perfezionare anche alcuni dei più vivi interessi privati di Carlo Ginori, che riuscì a cooptare maestranze esperte nella fabbricazione della porcellana, ma anche nella coltivazione di piante e fiori rari. Fu, inoltre, incaricato dal nuovo Granduca di occuparsi della ricerca degli animali esotici destinati al Serraglio viennese, una curiosa attività, questa, della quale sono rimaste interessantissime tracce nell’Archivio Ginori. Alla visita a Vienna, seguono i rapporti con Venezia. La città lagunare è legata, per Carlo Ginori, ad uno spiacevole incidente di viaggio: la forzata quarantena presso il lazzaretto nuovo di Venezia, a cui fu costretto sulla via del ritorno dal secondo soggiorno viennese, nel 1742, per ottemperare alle severissime misure imposte dalla Serenissima in materia di igiene e profilassi contro la peste. Venezia, inoltre, era anche la città di Giovanni Vezzi, il primo, sfortunato pioniere della fabbricazione della porcellana dura in Italia, a cui comunque Carlo Ginori si rivolse, in cerca di preziosi consigli per la sua impresa. Oltre Firenze, è Doccia il luogo in cui il marchese Ginori riuscì a dare vita ai propri sogni e a lasciare più profonda traccia di sé. Sede dell’antica villa suburbana dei Ginori, nelle terre da cui traeva origine la famiglia dfin dal Medioevo, Doccia fu sempre particolarmente cara a Carlo Ginori, che la scelse per avviarvi la produzione sperimentale della porcellana. Nel 1737, acquistò, nei pressi della sua residenza, la Villa Buondelmonti e la destinò appunto alla fabbrica ceramica: l’adattamento dell’antico edificio alla nuova attività culminò con il progetto di decorazione interna della Galleria del pianterreno, affidato a Vincenzo Meucci e Giuseppe Dal Moro, nel 1754. Accanto alla manifattura di porcellana, le vaste proprietà del marchese Ginori a Doccia accolsero anche i primi greggi di capre d’Angora, allevati con l’intenzione di avviare la tessitura degli scialli di lana, e sempre lì furono tentate alcune tra le prime coltivazioni di piante esotiche utili all’agricoltura, come la vaniglia, il tè, il caffè, gli alberi delle banane e vari tipi di palme, visbili ancora oggi all'interno della villa Ginori. Cecina e Livorno segnano una nuova e decisiva tappa nella vita e nell’infaticabile attività del marchese Ginori. La bonifica del fitto della Cecina, cioè dei terreni paludosi che si estendevano alle foci del fiume Cecina, nella Maremma pisana, fu, insieme alla manifattura delle porcellane, l’altra grande e innovativa impresa che Carlo Ginori promosse per incentivare lo sviluppo economico della Toscana. La villa della Cecina, da lui edificata in una ambiente fino ad allora ostile e desolato, si configurava come un microcosmo autosufficiente, con abitazioni, botteghe, attività manifatturiere e persino prigioni e divenne il nucleo originario dei futuri insediamenti nella zona. A Livorno, invece, Carlo Ginori giunse nel 1746 nelle vesti di Governatore, nominato a sorpresa a causa della ferocissima rivalità con il Conte di Richecourt, capo della Reggenza lorenese, che con questa improvvisa ed improvvida nomina poté allontanare l’acerrimo oppositore da Firenze. Il principale porto del Granducato stava vivendo in quel momento una fase di vivace espansione, che Carlo Ginori seppe favorire grazie alla sua abilità diplomatica, alla sua sensibilità economica e alla sua visione illuminata. Colpito in età ancora giovanile da un fatale colpo apolplettico, nel 1757, Carlo Ginori trovò sepoltura nel Duomo di Livorno, dove ancor oggi, nonostante le gravi distruzioni belliche, sopravvive il suo cenotafio. Solo occasionale, ma comunque di notevole ed indubbio valore, è il legame tra Carlo Ginori e la città etrusca di Cortona. Formatosi in una città come Firenze, nella quale la tradizione della scienza antiquaria poteva vantare illustri eruditi e rappresentanti – tra i più noti sicuramente Michelangelo Buonarroti il Giovane ed Anton Francesco Gori –, Carlo Ginori fu nominato, nel 1756, Lucumone dell’Accademia Etrusca, che aveva appunto sede a Cortona. In tale occasione, fece dono alla società di un singolare tempietto in porcellana, dedicato all’esaltazione delle “Glorie della Toscana”, che oggi rimane quale straordinaria testimonianza del gusto e della cultura del suo committente. L’ultima sezione della mostra era dedicata alla “fortuna” di Carlo Ginori, ovvero alla riflessione più o meno critica che la complessa e multiforme personalità del marchese ha stimolato nei suoi contemporanei ed in quanti hanno avuto modo, nei secoli seguenti, di raccontarne le imprese. A partire dagli elogi e dalle biografie settecentesche, la fortuna di Carlo Ginori prosegue inalterata nel corso del XIX secolo, legandosi sempre più strettamente alla parallela, crescente fortuna della manifattura di porcellana di Doccia. Una rassegna attraverso i resoconti dei viaggiatori stranieri, gli opuscoli celebrativi stampati dalla stessa fabbrica Ginori, oltre alle testimonianze degli storici ottocenteschi, permette di osservare come la valutazione sui meriti e le imprese di una figura straordinaria come quella del marchese Ginori abbia favorito il graduale costituirsi di una vera e propria mitologia del “fondatore”.

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