martedì 8 dicembre 2009

La porcellana rende Sesto importante fin dall'alba dei tempi


Nella foto il gruppo "Il cammino di Pinocchio sulla tomba de' La Montagnola'"
Nella zona di Olmicino si ritrovano le prime evidenze archeologiche sestesi. Risalgono al Mesolitico ed è presumibile che il territorio sia stato frequentato sporadicamente durante il Paleolitico. Probabilmente gli insediamenti umani più antichi erano localizzati sulle alture che circondano l'area. La loro assenza sui rilievi a nord però potrebbe anche essere il risultato delle intense attività erosive che possono aver alterati i depositi pleistocenici. Il ritrovamento del piccolo stock di armature ipermicrolitiche mesolitiche raccolte all'interno di un cantiere edile in via dell'Olmicino è importante soprattutto per sua posizione geografica: non si tratta di un sito di altura, ma di un insediamento di pianura.Ma è nello studio dell'eneolitico che subentra l'importanza della nostra area: infatti le facies (termine più preciso con cui un tempo si indicava la "cultura") enelotiche della Toscana nordocidentale sono note soprattutto grazie agli scavi nel territorio sestese. Da qui provengono significative testimonianze relative agliinsediamenti, mentre non si conoscono dati sulle modalità funerarie. La presenza di siti pluristratificati e di datazioni radiometriche ha permesso di definire una scansione della facies locale dell’Eneolitico in tre fasi. La prima è una fase formativa. La produzione ceramica si caratterizza per l’abbondanza di forme basse semplici, troncoconiche e a calotta, d’impasto depurato. La decorazione è costituita da motivi graffiti a fasci di zigzag, piccole bugne anche a coppie, elementi per i quali è stata sottolineata una diretta discendenza dalla facies tardoneolitica di tipo chasseano, confermata dalla posizione stratigrafica dell’insediamento di Via Verga. La produzione in impasti grossolani presenta sporadicamente i trattamenti delle superfici a striature e a squame. La seconda fase, per la quale si è prevalentemente studiato il sito in via Leopardi, vede l’affermarsi di una produzione di forme dal profilo articolato profonde e medie, associate a forme semplici cilindriche e troncoconiche. La decorazione è prevalentemente costituita da squame e striature, ma sono presenti anche impressioni disposte su file e larghe solcature. Si segnala la presenza di anse a nastro sopraelevate sull’orlo e di cordoni multipli. Gli impasti sono grossolani. La seconda fase eneolitica di Sesto Fiorentino testimonia di una complicata rete di rapporti tra la Toscana settentrionale e diverse aree dell’Italia centromeridionale, sia con il versante adriatico sia con il versante tirrenico. Nella terza fase, rispetto alla precedente, si osserva la scomparsa delle forme composte a favore di quelle profonde semplici, cilindriche e troncoconiche, decorate da squame o più frequentemente da striature. Permangono le anse sopraelevate sull’orlo e i cordoni, anche multipli. Nonostante la vicinanza geografica, si può osservare come i caratteri condivisi tra i due gruppidella Toscana settentrionale siano solo molto generici; in genere questa differenza vieneinterpretata come conseguenza di un maggiore isolamento del gruppo occidentale, che sviluppaalcuni caratteri generali dell’Eneolitico dell’Italia centrale, tra cui il gusto per le superfici scabre, la prevalenza di forme profonde e semplici, creando un aspetto locale che non viene poi interessato dalle importanti correnti che hanno coinvolto la penisola nel corso del III millennio; al contrario, il gruppo orientale avrebbe assorbito e rielaborato gli impulsi esterni in modo dinamico, come sembra testimoniare la molteplicità delle influenze riconoscibili nella produzione ceramica.

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