domenica 27 dicembre 2009

Piccola storia del conte Orlando Malevolti del Benino, il sestese che si oppose alla presa del potere dei napoleonici


Nella foto: stemma della famiglia Del Benino posta sul palazzo dei Priori di Volterra.
Il marchese Orlando del Banino fu uno dei proprietari della villa Gerini ed a lui vennero consegnate le monete d'oro ritrovate nel parco della villa. Ma il marchese fu anche famoso per un altro episodio che si ricava dalle ‘Cronache Fiorentine’ di Giuseppe Conti, 1801: "Ed il 2 agosto ebbe luogo in Palazzo Vecchio la solenne cerimonia del giuramento al nuovo Sovrano, alla quale intervenne Murat, e il Magistrato civico fiorentino "come rappresentante il soppresso Consiglio dei dugento". L'avvocato regio Tommaso Magnani, ed il luogotenente del Senato Orlando Malavolti del Benino, ebbero l'audacia di pronunziare all'indirizzo del nuovo re, in presenza del suo mandatario marchese di Gallinella, con tutta la filastrocca dei titoli alla spagnola, compreso quello di "gentiluomo di camera con esercizio", ipocrite e in quel momento in ispecie, mendaci parole. Con queste lacrime di coccodrillo si rimpiangeva un buon uomo mandato via come un servitore licenziato su due piedi, non perché fosse chiamato a felicitare altri popoli; ma perché i francesi non ce lo vollero più per venirci loro. E l'insolenza della concione dell'avvocato regio risaltava maggiore dal fatto che appunto il trattato di Luneville, come abbiamo veduto, convertiva la Toscana in Regno d'Etruria, e l'assegnava all’infante Lodovico, l'imperatore Francesco nel dì 9 febbraio 1801 a nome del fratello granduca Ferdinando, per sé e suoi successori, rinunziò alla Toscana ed all'isola dell'Elba: e l'imperatore stesso si obbligò di indennizzarlo in Germania di quanto perdeva in Italia. E la meschina indennità consisté nello spogliare l'arcivescovo di Salisburgo della potestà laica che esercitava insieme con l'ecclesiastica nella sua diocesi, e formarne un principato per Ferdinando III, che assunse il titolo di Elettore, facendo, in tal guisa, come si suol dire, quinta per discendere. Così il cristianissimo imperatore diede un minuscolo esempio di soppressione di potere temporale. Ma in casa nostra costoro fanno i difensori della Chiesa!...A queste spudorate parole si unì lo smacco delle altre ad elogio del nuovo padrone, dicendo: "Felici noi, che vediamo rianimate le nostre speranze con l'avvenimento al trono di S..M. Lodovico Primo, Infante di Spagna, nostro Re e Signore"!...Ribadì il chiodo il Malevolti del Benino, cominciando anche lui col piagnucolare sulla "rimembranza dell'amara perdita fatta dell'amato nostro sovrano il serenissimo granduca Ferdinando III, destinato a governare e felicitare altri popoli", e proseguiva: "la memoria di un tenero padre, che formò sempre la delizia, la felicità dei sudditi, e l'ammirazione delle Nazioni tutte d'Europa, non poteva non eccitare vivamente la nostra tenerezza, il nostro dolore; le di lui sovrane beneficenze, le regie di lui virtù, il di lui dolce e generoso carattere, saranno eternamente scolpiti nei nostri cuori, e sempre rammenteremo con piacere il nostro benefattore".E di fatti lo ricompensaron bene il loro padre e benefattore! "Solamente" continuò con la sua faccia verniciata il Del Benino "poteva calmare il nostro cordoglio quel nuovo monarca che ci viene annunziato; e S. M. Lodovico Primo poteva solo eccitare in noi i sentimenti di gioia e di letizia". Ed ora bastano le citazioni, perché si fa il viso rosso soltanto a leggerle, queste parole. I liberali veri se non amavano Ferdinando perché soggetto all'Austria, non ebbero mai la viltà di fingere un dolore che non sentivano, come facevano coloro che gli si eran sempre protestati affezionatissimi sudditi ed umilissimi servitori…".

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