lunedì 14 dicembre 2009

Giornata 1 - Tappa 2 del "Cammino di Pinocchio": Il parco della villa Gerini è il Campo dei Miracoli


Nella foto: villa Gerini
L'ex manifattura di Doccia, che abbiamo preso come tappa numero 1 del "Cammino di Pinocchio" è esattamente al centro del percorso che segue le tracce sul territorio alla scoperta delle ambientazioni del libro scritto da Carlo Collodi. Ovviamente un tratto presegue verso l'area del quartiere fiorentino di Castello, un altro prosegue lungo il centro di Sesto Fiorentino, cittadina dell'hinterland fiorentino, fino ad arrivare al quartiere fiorentino di Peretola. Per adesso abbiamo deciso di dirigersi verso questo secondo tratto. Ecco quindi che proprio di fronte all'ingresso della Manifattura troviamo la villa Gerini con il suo parco. Ecco ecco quindi quello che ci racconta il noto studioso sestese Nicola Rilli, che ha intervistato gli amici di Carlo Collodi poco dopo la sua morte nel suo libro "Pinocchio in casa sua": "Come abbiamo detto, la Volpe e il Gatto condussero Pinocchio nel Paese dei Barbagianni e cioè a Colonnata, accanto al Campo dei Miracoli (...). Era un prato assai bello, con un bel bosco da una parte e un platano vecchissimo. Pensate che ha una circonferenza di più di sei metri, ha il tronco vuoto ove si entrerebbe comodamente seduti a prendere il caffè ed è uno degli alberi più vecchi della zona. Ora quel prato è il giardino della villa Gerini che è uno dei più bei giardini che si possono ammirare da quelle parti. Adesso, ragazzi, vi spiego perché quel prato fu chiamato dal Lorenzini il Campo di Miracoli. Carlo come abbiamo detto, bazzicava l'Osteria del Gambero Rosso e in quel tempo successo un fatto curiosissimo. Il giardiniere della villa, che si chiamava Francesco Zoppi, un bel giorno trovò . Il fatto fece molto chiasso e, come potrete immaginare, il tesoro si ingrossò talmente da diventare colossale. Infatti i cento fiorini d'oro trovati, il giorno dopo diventarono cinquecento, dopo due giorni erano mille, poi duemilacinquecento ecc., come se uno li avesse seminati nella notte e si fossero moltiplicati. Lo Zoppi consegnò, com'era giusto, il tesoro al legittimo proprietario, che allora era il Conte Orlando del Benino. E siccome la gente cattiva rimproverava lo Zoppi di aver ridato tutto quell'oro al Conte, per non passare da sciocco, andava dicendo a tutti: (...) a me queste storie le ha raccontate il nipote Bruno Zoppi (...).".

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